ROMA – Di fronte all’ingresso dell’ospedale di Scorrano, nel leccese, il 6 giugno 2019 ci sono i carabinieri e due donne che urlano: una, col cellulare in mano, riprende la scena, l’altra è stesa a terra. Sono M.A. e sua madre. “Dove l’avete portato?”, chiede con voce affannata M.A., scappata via con le stampelle e una corsa incerta dal reparto dove suo figlio, Antonio (il nome è di fantasia, ndr), 8 anni compiuti da qualche mese, è stato ricoverato da fine maggio “perché aveva mal di testa e urinava continuamente”, come racconta lei stessa in un’intervista all’agenzia di stampa Dire. Il piccolo è stato appena prelevato “dai servizi sociali del Comune di Maglie e dalla Polizia anticrimine” sulla base di un decreto del Tribunale dei minorenni di Lecce, datato 11 gennaio 2019, che ne dispone il collocamento in una casa famiglia, “la Comunità Chiara Luce” della città salentina, che fa parte della rete dell’Economia di Comunione fondata da Chiara Lubich, la stessa del Movimento dei Focolari. “Quando è entrato in struttura mio figlio gridava, non voleva, chiedeva che arrivassi lì da lui, si rifiutava di mangiare e di bere– racconta M.A., come le è stato riferito da testimoni sul posto- Il padre, che fu allontanato perché il bambino non era nelle condizioni di vederlo, assisteva a quell’orrore senza opporsi minimamente. Tutto questo è accaduto sulla pelle di mio figlio, un bimbo, nonostante ci fosse stata un’ordinanza del Tribunale ordinario datata 25 luglio 2016 che sanciva che non vi erano elementi di prova per imputare alla madre ‘un comportamento ostruzionistico in ordine all’esercizio del diritto di visita del padre in favore del figlio’”. È lì che Antonio risiede col papà, ormai da più di un anno. Il provvedimento era stato preceduto da un decreto di affido del minore ai Servizi Sociali del 26 marzo 2015 ai fini “dell’avvio di un percorso di mediazione o di attenuazione della conflittualità tra i genitori” come riportato da un’ordinanza di Cassazione del febbraio 2020.
Due anni prima, nel 2013,