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VIDEO | Padre Dall’Oglio, la sorella Francesca: “Da sette anni lotto per la verità”

Il missionario venne sequestrato a Raqqa, in Siria. “Dalle istituzioni silenzio, ma io non mi fermo”

ROMA – “A sette anni dal sequestro di mio fratello Paolo, come sorella chiedo verità sulla sua sorte. Che si sappia cosa è successo, impegnando risorse diplomatiche e della magistratura affinché sia fatto il possibile per riportarlo indietro“. Così, all’agenzia Dire, Francesca Dall’Oglio, una delle sorelle di padre Paolo, nel giorno in cui cade il settimo anniversario dal sequestro a Raqqa del missionario.

“Quella di oggi è una data importante e dolorosa- ha continuato Francesca Dall’Oglio- sono passati sette anni nel silenzio più totale. Da parte mia, però, resta forte la voglia di continuare a lottare affinché si trovi la verità”.

Stamani nel corso di una conferenza organizzata dalla Federazione stampa italiana, in collaborazione con Articolo 21 e l’Associazione Giornalisti amici di padre Dall’Oglio, è intervenuto anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: “Lo ritengo un segno importante per sottolineare che Paolo è un cittadino italiano ma è soprattutto un cittadino europeo, e che la sua vicenda coinvolge anche le istituzioni europee, e non solo: ricordando Paolo, vogliamo portare l’attenzione anche sulle migliaia di siriani scomparsi nel buio di questa guerra che si avvicina al decimo anno”.

Sulla scomparsa del missionario romano, fondatore della comunità riunita intorno al monastero di Deir Mar Musa, “in questi anni sono uscite notizie molto diverse”, sottolinea la sorella, che aggiunge: “Guardandole tutte, però, riesco a cogliere un filo continuo, una logica, che mi fa sperare che Paolo sia ancora vivo o che comunque non sia stato ucciso a Raqqa”. Quanto al lavoro della magistratura italiana, però, “posso dire ben poco: non ci sono riscontri né sul fatto che sia vivo né che sia morto” lamenta la sorella.

A Coblenza intanto, in Germania, si è aperto ad aprile un processo contro due ex funzionari dell’intelligence del governo di Damasco, accusati di crimini di guerra a danno di detenuti siriani. “Un fatto importante da parte della comunità europea” commenta la sorella del missionario,

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