Rassegna Stampa e Ultime Notizie dal Mondo

Sudan, l’attivista Ahmed (Darfur Association): “Riecco i ‘diavoli a cavallo’”

ROMA – I civili sono nel mirino delle milizie janjaweed, i cosiddetti “diavoli a cavallo”, e di incursori legati al Partito del Congresso nazionale dell’ex presidente Omar Al-Bashir: cosi’ all’agenzia Dire Aza Mohamed Ahmed, dirigente della Darfur Bar Association, ong impegnata per la pace e lo stato di diritto in questa regione del Sudan. L’intervista si tiene dopo una serie di episodi di violenza che si sono verificati questo mese.

Nella localita’ di Kutum, dove era in corso un sit-in per denunciare i raid di unita’ paramilitari e chiedere sicurezza, uomini armati non identificati hanno sparato sulla folla uccidendo almeno nove persone. In seguito, la settimana scorsa, in Darfur e’ stato introdotto lo stato di emergenza e poteri straordinari sono stati attribuiti a governo ed esercito.

“All’origine dellla decisione non ci sono solo conflitti tra comunita’ del posto – denuncia Ahmed – ma anche l’intervento dei janjaweed e di gruppi clandestini del Partito del Congresso nazionale, che spesso aggrediscono civili”.

L’accusa investe il Consiglio sovrano del Sudan, che ha assunto il potere a Khartoum nel 2019, dopo le manifestazioni popolari e il blitz dei militari che hanno costretto alle dimissioni dopo 30 anni il presidente Omar Hassan Al-Bashir. Un ruolo chiave nell’organismo e’ infatti ricoperto da Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemeti: questo generale-imprenditore, uno degli uomini piu’ ricchi del Paese, e’ a capo delle Forze di supporto rapido, nuova struttura di riferimento dei janjaweed. Secondo Ahmed, le milizie “sono coinvolte in diversi conflitti, si avvalgono di legami con il governo e sfruttano il loro status per commettere violenze”.

A preoccupare e’ anche il rinvio della firma di un accordo di pace tra l’esecutivo e il Fronte rivoluzionario del Sudan, un’alleanza di gruppi ribelli radicati in Darfur. “C’e’ molta ambiguita’” denuncia Ahmed: “Il posticipo e’ stato motivato con obiezioni poste alla Riforma del settore della sicurezza e con il tentativo del governo di non rispettare alcuni impegni”.

La tesi, condivisa dai colleghi della Darfur Bar Association,

 » Continua a leggere su DIRE.IT…