Previsti 6 progetti espositivi, più di 30 artisti provenienti da altrettanti paesi, 6 nuove collaborazioni con enti e istituzioni pubbliche e private nel mondo e oltre 20 realtà del territorio coinvolte
NAPOLI – “Durante il lockdown abbiamo fatto una riflessione su cosa oggi deve essere un museo d’arte contemporanea. Pensiamo che non sia un magazzino di oggetti, ma un centro di sperimentazione che deve essere radicato nel suo contesto e aperto alle molte storie e comunita’ che ha attorno”. Cosi’ Kathryn Weir, direttrice artistica del Madre, a margine della presentazione a Napoli del programma e dei progetti del museo d’arte contemporanea e della fondazione Donnaregina. Alla conferenza hanno preso parte anche Rosanna Romano, direttrice generale per le Politiche culturali e il Turismo della Regione Campania, e Laura Valente, presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee. Previsti sei progetti espositivi, piu’ di 30 artisti provenienti da altrettanti paesi, 6 nuove collaborazioni con enti e istituzioni pubbliche e private nel mondo, oltre 20 realta’ del territorio coinvolte: la stagione 2020/2021 del museo Madre, presentata per la prima volta con un calendario di programmazione annuale e realizzata con fondi POC (Piano Strategico Complementare cultura e beni culturali – Programmazione 2020 e Convenzione CUP G62I20000070006), si articolera’ in mostre e progetti speciali, con focus tematici di approfondimento e riflessione. Dalla Francia alle Filippine, dall’Australia all’Ecuador, dal Brasile alla Nigeria, dalla Germania agli Stati Uniti: il museo d’arte contemporanea della Regione Campania presenta i risultati di un lavoro di pianificazione e progettazione che non si e’ mai arrestato durante la chiusura dovuta alla pandemia da Covid-19.
Un esempio del metodo che verra’ applicato in occasione di progetti dal carattere internazionale e’ dato dall’installazione di Temitayo Ogunbiyi – realizzata in occasione della ‘Madre Factory 2020 – con cui il Madre ha collaborato a distanza tra Napoli e Lagos. “Abbiamo sperimentato – spiega la direttrice artistica del museo – un nuovo metodo di produzione a distanza durante il lockdown. Con l’installazione, ora ospitata nel cortile grande, i bambini possono giocare e arrampicarsi”.