ROMA – “L’apparato fisiologico della donna non permette che essa faccia il soldato (…); quindi non e’ ingiustizia se la donna sia esclusa dalla capacita’ di essere legislatore”. Cosi’ pensava nel 1881 il parlamentare Pierantoni che argomentava con questa limitazione l’esclusione dalla cittadinanza. Oggi, a 20 anni dalla legge 380 del 1999 che ha consentito l’ingresso delle donne nelle Forze Armate, celebriamo tutto il contrario di quel che il parlamentare pensava, scardinando stereotipi legati alla forza, al diritto e al genere e anche a cosa voglia dire essere cittadini. Quest’anno sara’ una Festa della Repubblica senza parata lungo i Fori imperiali, senza gente per strada e senza ospiti nelle caserme italiane. Tutto diverso per l’emergenza Covid19, tranne nei cieli italiani con le Frecce Tricolori che concluderanno il loro “abbraccio all’Italia”, come lo ha definito il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, con il sorvolo di Roma.
Il 2 giugno del 2000 il titolo era ‘La festa della Repubblica rosa‘ con la sfilata del primo reggimento al femminile, il 235mo Piceno. E ancora ‘Venne il giorno delle donne’, ‘Le donne soldato conquistano Roma’ o ‘Le soldatesse’, e molti altri ancora i titoli ad effetto per esprimere quella che fu una vera rivoluzione. Quello che sappiamo di loro, delle ‘Donne in armi’ che l’agenzia Dire ha intervistato per mesi per lo speciale giornalistico realizzato con lo Stato Maggiore della Difesa, anche nei giorni dell’emergenza Covid19, e’ che, impegnate in prima linea nella sicurezza, o come mediche, infermiere, formatrici, sanificatrici o pilote, o in teatro operativo, non hanno mai amato definirsi soldatesse, ma soldato. E ancora capitano, maresciallo senza esigenza di declinare grado e professione. Non hanno mai sentito come una stranezza la loro scelta di indossare un’uniforme, rispetto al mondo fuori, tantomeno rispetto ai colleghi uomini con cui hanno condiviso addestramento o accademia. E in tantissime hanno descritto la scelta dell’arruolamento come decisione di “amore”, come una “missione e un servizio”. Venti anni dopo la sfilata e’ una per tutti i soldati ed e’ tricolore.