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Italia-Cina: cooperare per tornare a crescere

Roma, 7 maggio 2020 – Prima che scoppiasse l’emergenza Covid-19, Italia e Cina avevano già intrapreso un percorso molto importante di collaborazione.

La cosiddetta ‘Nuova via della Seta’ voluta nel 2013 dal Presidente cinese, Xi Jinping, a fine 2019 stava vedendo un’accelerata nella visita di Luigi Di Maio, volato a Shanghai per partecipare alla China International Import Expo da ministro degli Esteri competente anche per il commercio internazionale. Si erano definiti ulteriori importanti aspetti di questa collaborazione che vuole mirare ad incrementare il commercio e lo scambio del mercato tra Cina ed Europa, quindi anche Italia.

Nella prima metà del 2019, secondo l’Istat, c’è stato un aumento dello 0,3% delle esportazioni dall’Italia verso la Cina e le importazioni sono salite del 6,4%.

Di Maio, per migliorare questo rapporto tra import ed export aveva puntato molto sul settore agroalimentare. Dall’accordo per spedire le arance siciliane in Cina per via aerea a quello per trattare sulle carni bovine, sul riso e sull’olio apprezzatissimo al punto che a volte, in Cina, viene pagato anche 50 euro a bottiglia. Da questo si era pensato di mirare anche al turismo cinese in Italia che, apprezzando i prodotti, poteva essere richiamato a visitare il nostro Paese.

Insomma, poco prima del disastro da Covid-19, tutto sembrava concretizzare rapporti molto più stretti su vari fronti.

Ma si stava per diffondere questa epidemia, partita dalla città cinese Wuhan e da lì arrivata, nel giro di poche settimane, in tutto il mondo portando l’Organizzazione Mondiale della Sanità a definirla ‘pandemia’.

Purtroppo anche molti casi di razzismo nei confronti di cinesi ne sono derivati creando un clima tutt’altro che collaborativo.

Sono anche arrivate delle denunce allo Stato cinese e nello specifico al Ministero della Sanità della Repubblica popolare cinese per avere ostacolato e nascosto, non segnalando tempestivamente all’OMS lo stato del diffondersi del virus e dei suoi gravi effetti letali e quindi per non aver preso i necessari provvedimenti di controllo che poi avrebbero portato il virus in giro per il mondo. Per la Cina questa è un’assurdità senza basi legali e risponde a chiare lettere tramite anche i suoi ministri.

La Cina ha vissuto per prima il dolore, la paura e la morte che questo virus ha portato a tutto il mondo.

Sembrava tutto così lontano quando sentivamo in TV le notizie di questi contagi. Ma, come si dice, il mondo è piccolo e, come esiste la globalizzazione per tutto ciò che ci piace di più, esiste anche purtroppo per ciò che non vorremmo globalizzare per nulla. La cosiddetta ‘malattia da nuovo coronavirus’ chiamata COVID-19 e provocata dal virus SARS-CoV-2, l’abbiamo poi conosciuta da vicino. Ma era per tutti un nemico invisibile, sconosciuto, come ancora per molti, troppi versi, è ancora. E se errori sono stati fatti da ogni parte, forse è proprio per l’imprevedibilità, l’ignoto di cui è fatto questo nemico.

Il dolore, la paura e la malattia, fanno spesso perdere il lume della ragione o fanno agire quanto meno d’istinto, buttando all’aria quella razionalità e quella freddezza che aiutano ad affrontare situazioni difficili come questa.

Ognuno ha una versione diversa dell’accaduto, ognuno ha il dito puntato su qualcun altro.

È facile accusare e attribuire colpe quando si è presi dal terrore di non farcela.

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