BOLOGNA – “Dire che le nostre aziende sono in una situazione drammatica, è quasi riduttivo. La politica deve fare qualcosa”. È l’sos lanciato oggi dal presidente di Confesercenti Emilia-Romagna, Dario Domenichini, nel giorno della mobilitazione nazionale dell’associazione. I dati, del resto, giustificano la preoccupazione: secondo le stime di Confesercenti, in regione i pubblici esercizi, bar, ristoranti, pub, a rischio chiusura sono 3.784 (13.240 i posti di lavoro in bilico), mentre potrebbero abbassare la saracinesca per sempre 992 negozi di abbigliamento e moda (lasciando senza lavoro 2.480 persone). In Emilia-Romagna nel 2020 il settore del commercio di abbigliamento, calzature e più in generale degli articoli di moda, il più colpito dalla crisi pandemica, ha bruciato 1,3 miliardi di vendite (800 milioni durante la prima ondata e il resto nella seconda ondata, da novembre 2020 a marzo 2021). Il turismo, nel frattempo, ha registrato un -42,7% di presenze di italiani e un -71,9% di presenze di stranieri. Perdite consistenti rispetto alle quali sono arrivati ristori “al limite della presa in giro”, protesta Domenichini.
Secondo le stime di Confesercenti, l’importo medio a impresa in regione è stato di 3.044 euro. Di contro, fino a ottobre dello scorso anno erano state autorizzate 167,9 milioni di ore di solidarietà e cassa in deroga autorizzate nel terziario (il 47,1% del totale). “I dati dimostrano una situazione quasi da economia di guerra. La perdita di posti di lavoro ha influito sui redditi familiari e sui consumi, peggiorando le cose. I ristori non arrivano e quando arrivano sono un bluff, al limite della presa in giro. Bisogna fare presto: è necessario che riapriamo il prima possibile rivedendo anche i protocolli di sicurezza”, incalza Domenichini.
Domenichini oggi, assieme ai vertici dell’associazione, avrà un faccia a faccia on line con il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore al Turismo, Andrea Corsini, per spiegare la situazione delle imprese in Emilia-Romagna. Un appuntamento organizzato nell’ambito della giornata nazionale di mobilitazione “Portiamo le imprese fuori dalla pandemia”, per richiedere una serie di misure in favore delle imprese particolarmente colpite dai provvedimenti restrittivi dovuti alla diffusione del Covid e che siano finalizzate alla ripresa delle loro attività.