Marise Zaki: “Nessun Natale senza mio fratello a casa”

ROMA – “L’ultima lettera che Patrick ci ha scritto ci ha fatto davvero preoccupare. Quest’ultimo anno è stato un incubo per tutti noi. Se avessi la possibilità di parlargli, gli direi che mi dispiace tanto per tutto quello che gli è successo, che nulla di tutto questo ha senso. Ma noi gli vogliamo bene e continuiamo a essere fieri di lui e continueremo ad aspettarlo. Il Natale per noi non significherà niente finché non potremo festeggiarlo insieme”. Parla cosi’ all’agenzia Dire Marise, la sorella di Patrick Zaki, lo studente di 28 anni che da dieci mesi e’ in carcere perché accusato di aver tentato di destabilizzare la sicurezza nazionale attraverso alcuni post su Facebook. Nel fine settimana, l’attivista ha scritto alla famiglia che il suo stato di salute e mentale non sono buoni, soprattutto dopo che il tribunale per l’antiterrorismo del Cairo la settimana scorsa ha rinnovato di altri 45 giorni la detenzione cautelare, in un’udienza a cui erano alla sbarra altri 700 detenuti. Solo pochi giorni prima pero’, il rilascio di tre suoi colleghi dell’Eipr, la ong con cui collaborava prima dell’arresto, aveva alimentato delle speranze.

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Patrick Zaki cittadino onorario di Milano

“Anche io sono rimasta veramente delusa” dice Marise. Un’assenza che all’approssimarsi del Natale copto – la religione della famiglia Zaki – diventa ancora piu’ dura da sostenere. A preoccupare i familiari, continua la giovane, che di anni ne ha 24, c’e’ il mal di schiena di cui Patrick si e’ lamentato nella lettera. “Ne soffre da quando e’ stato trasferito nel carcere di Tora, a marzo” dice Marise, spiegando: “Dorme a terra, ha solo una coperta. Ci ha chiesto piu’ volte dei farmaci. Temiamo che la sua situazione stia peggiorando ma non abbiamo modo di capire come aiutarlo“. Quando i familiari o gli avvocati portano medicinali, poi, “non sempre il personale carcerario li accetta”.

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