AGI – L’allarme per possibili rivolte dovute al disagio sociale per le restrizioni da Covid 19 e interessi della criminalità organizzata era stato lanciato dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, lo scorso luglio in occasione della presentazione al Parlamento dell’ultima relazione sull’attività svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia.
“Le organizzazioni criminali hanno tutto l’interesse a fomentare episodi di intolleranza urbana, – si legge nel Rapporto della Dia, in un’apposita sezione dedicata all’emergenza Coronavirus – strumentalizzando la situazione di disagio economico per trasformarla in protesta sociale, specie al Sud. Parallelamente, le organizzazioni si stanno proponendo come welfare alternativo a quello statale, offrendo generi di prima necessità e sussidi di carattere economico”.
Se è vero che nel periodo del lockdown tutti i reati hanno fatto registrare un calo è pur vero che le mafie hanno dimostrato la loro “capacità di trasformazione e adattamento” e il rischio è che approfittino della crisi economica per acquisire attività commerciali e aziende in crisi attraverso prestiti usurai. Nel periodo che va dal primo marzo al 10 maggio, il secondo report 2020 dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi istituto presso la direzione centrale della Polizia criminale (Criminalpol) diretto dal vicecapo della Polizia, Vittorio Rizzi, , ha registrato un calo generale dei reati del 61%, 175.693, rispetto allo stesso periodo del 2019, quando erano stati 447.537.
Il calo più rilevante è stato, in particolare, quello dei reati contro il patrimonio (-44,89%), all’interno dei quali spiccano la contraffazione (-83%), i furti (-74%) e le rapine (-63%). Calo anche dei furti in abitazione (-76%) e in esercizi commerciali (-68%). Furti e rapine, nel periodo considerato, si sono concentrati sulle attività commerciali rimaste aperte, come piccola e grande distribuzione alimentare, farmacie, edicole e tabacc