ROMA – Nelle ultime ore si sono sentiti più volte. Restano ancora problemi da risolvere, ma tra il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, e Carlo Calenda, leader di Azione, si è stabilito un confronto che in molti giudicano “una buona cosa”, dopo i tanti botta e risposta del passato. A quanto si apprende domenica prossima è il giorno dell’annuncio. Carlo Calenda scioglierà la sua riserva e si renderà disponibile a correre per la carica di primo cittadino della Capitale.
Questa sera intanto ci sarà il primo faccia a faccia tra tutti i rappresentanti della coalizione larga del centrosinistra, presente anche Azione di Calenda. Servirà ancora del tempo per far andare tutti i pezzi al loro posto. Molti spingono per arrivare all’indicazione del candidato attraverso le primarie. Tanti sono convinti che il tradizionale appuntamento con il virus che corre dappertutto questa volta non si potrà svolgere, che toccherà alla coalizione indicare il suo campione.
Cominciano già a circolare i primi sondaggi, con numeri interessanti. Con una sorpresa amara: la sindaca uscente, Virginia Raggi, che ha spiazzato pure il suo Movimento ricandidandosi da sola, è ancora molto alta nei consensi, con una forchetta che va dal 18 al 23%. Significa che il candidato del centrosinistra dovrà subito superare questa possibile soglia se vorrà andare al ballottaggio con il candidato del centrodestra. E sono i numeri che, alla fine, costringeranno le altre forze politiche a scendere a patti tra di loro, a trovare la quadra ad ogni costo. In questo aiutati proprio dalla mossa di Raggi.
Per quanto riguarda le altre città che andranno al voto in primavera, su Torino procede il confronto tra Pd e M5S per scegliere un candidato comune. Convergenza sulla ricandidatura di Beppe Sala a Milano ed anche per Bologna è alta la probabilità di arrivare a sostenere insieme una donna, Elisabetta Gualmini, già vicepresidente della Regione Emilia-Romagna ora europarlamentare Pd. Per Napoli si ragiona su un esponente del M5S: il top sarebbe Roberto Fico, presidente della Camera, che a quel punto a Montecitorio verrebbe sostituito da Dario Franceschini,