Omicidio Vannini, il legale della famiglia: “Marco moriva e nessuno si è opposto ad Antonio Ciontoli”

ROMA – “Marco ha urlato in modo disumano per un’ora. Lo ha sentito anche la telefonista del 118. Lo hanno sentito tutti i vicini. Con il passare dei minuti Marco era bianco, aveva la labbra viola. I famigliari di Ciontoli vedevano la tragica evoluzione degli eventi. Un evento che diventava sempre più inevitabile mentre il tempo passava. Federico, figlio di Antonio, si è limitato ad incitare il padre a telefonare, ma alla fine come gli altri, non ha fatto nulla. Nessuno in quella casa ha preso per il bavero Antonio Ciontoli per opporsi dicendogli: ‘familiari sì, complici no’. Pertanto va riconosciuta la responsabilità piena dei familiari”. Così l’avvocato Franco Coppi, difensore di parte civile per conto della famiglia di Marco Vannini, nel suo intervento conclusivo nel processo d’appello bis per la morte del 20enne, avvenuta nel 2015 in una villetta di Ladispoli.

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LA SENTENZA A FINE MESE

Il processo, che andrà a sentenza a fine mese, dopo la pronuncia della Cassazione di febbraio, vede alla sbarra Antonio Ciontoli, ex militare, la moglie Maria Pizzillo e i figli Federico e Martina. Coppi al termine dell’arringa, si è unito alla richiesta della Procura generale, che ha chiesto la condanna a 14 anni per tutti i componenti della famiglia Ciontoli per omicidio volontario e in subordine a 9 anni e 4 mesi.

“Vannini – ha detto Coppi- è morto per uno stupido scherzo. Antonio Ciontoli che gli aveva mostrato per gioco la pistola nonostante l’invito a tenerla lontana, non voleva certamente ucciderlo. Ma la cosa più triste di questa vicenda è che un ragazzo di 20 anni, avrebbe potuto essere salvato con una elevatissima probabilità se i soccorsi fossero stati tempestivi”.

LA MAMMA DI MARCO: TUTTI HANNO COLLABORATO, DAI CIONTOLI SOLO MENZOGNE

“Tutti hanno collaborato e credo che ormai questo sia appurato. Io sono convinta che se una cosa del genere fosse accaduta a casa mia, io sarei intervenuta.

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