Un bambino gli chiede se lui riuscirà a far funzionare le cose. “Se corriamo ce la faremo. E ore ci mettiamo a correre”, dice il premier. “Vengo da Lucera. Mia moglie è di Volturara”, è la voce del compaesano, in gita a Roma con il figlio. Per lui un abbraccio, di gomito, particolarmente caloroso.
Su via del Corso le commesse di un negozio di abbigliamento insistono: “Presidente, le vogliamo regalare una camicia”, dicono. Conte si arrabbia: “Ma come regalare? Voi dovete ven-de-re. Anzi vengo io a comprare“. Niente da fare la cortesia delle lavoratrici è incontenibile. Il premier deve accettare una borsa in tela. Lui ringrazia riconoscente.
Quando mancano pochi passi alla sede del governo, si avvicina una avvenente ragazza. Senza mascherina, prendisole giallo, cappello a larghe tese, stile Vacanze Romane. “Ho sostenuto l’esame di diritto privato con lei a Firenze”, dice al presidente del consiglio. Ma la giovane, evidentemente, non è più così interessata agli studi giuridici. “Dovrei togliermi mutande e reggiseno per fare foto di questo tipo. Facciamoci un selfie“, dice e si stringe al premier. Conte non lascia passare che una frazione di secondo, quindi ristabilisce il distacco. “Manteniamo la distanza”, dice.