La storia dello studente universitario italo-somalo divenuto partigiano ha ispirato di recente un’iniziativa lanciata dal giornalista dell’Espresso Massimiliano Coccia, che propone di intitolargli la nuova fermata romana della metro C Amba Aradam-Ipponio
ROMA – “La storia coloniale dell’Italia non si può ridurre a foto ingiallite e a nomi di vie che non si comprendono. Il passato va conosciuto per ciò che è stato, d’altra parte esiste anche un rapporto di amicizia tra l’Italia e la Somalia che negli ultimi 30 anni si è annacquato, ma che si può recuperare, e sempre grazie alla memoria”. Ne è convinto Antar Marincola, che dello studio del passato ha fatto un lavoro, con la stesura di vari romanzi.
La sua fonte di ispirazione sono le origini della sua famiglia, che racchiudono pezzi di un’Italia ignota ai più, a partire dalla vicenda dello zio Giorgio Marincola, il “partigiano nero” onorato con la Medaglia al valor militare perché morto combattendo nella resistenza.
“Era il fratello di mia madre, Isabella” racconta lo storico all’agenzia Dire: “Entrambi nacquero dall’unione tra nonno Giuseppe e Askhiro Hassan, conosciuta in Somalia”. Il sottufficiale Marincola, ricorda lo studioso, parte nel 1919 per la colonia somala “all’epoca dell’Italia liberale, retta da Giolitti. Quando tornò con i due figli neri, era il 1926, l’Italia era ormai fascista e guidata da Mussolini“. In quegli anni, sono tanti i militari che scelgono di prestare servizio nelle colonie dell’Impero, ma nonno Giuseppe fa qualcosa di inedito: “Riconobbe entrambi i figli e li fece allevare in Italia dalla sua seconda moglie, da cui ebbe altri due bambini. Furono una delle primissime famiglie miste in Italia”.
Una volta adolescenti, Giorgio e Isabella vengono mandati a Roma per studiare. Al liceo classico dell’Esquilino, Giorgio si lascia affascinare dalle idee anti-fasciste del suo professore di filosofia, Pilo Albertelli, che oggi dà il nome a quell’istituto. L’armistizio dell’8 settembre e l’eccidio delle Fosse Ardeatine in cui Albertelli muore, convincono Giorgio a unirsi alle file della resistenza romana per liberarla dai nazifascisti.