ROMA -“L’età media dei pediatri di famiglia è elevatissima in tutta Italia, Calabria compresa. Il rischio di un buco nero nell’assistenza territoriale è molto evidente e non si risolve alzando i massimali, perché raddoppiare il numero dei pazienti come fanno il Piemonte (1.600 bambini a pediatra) o la Lombardia (1.400 assistiti) non risolve il problema, abbassa solo la qualità. Noi invece dobbiamo implementarla in maniera sostanziale se vogliamo far sopravvivere la pediatria del territorio”. Parla Chiaro Giuseppe Gullotta, presidente della Federazione sindacale Cipe, Sispe-Simpef, intervenendo alla diretta facebook di ‘Dire Salute’ su ‘Il futuro della pediatria, dal nazionale al regionale: il caso Calabria’.
IL MODELLO TEDESCO
Negli ospedali la situazione non è diversa, e ad offrire il suo punto di vista è Domenico Minasi, presidente dell’Associazione pediatri ospedalieri italiani (Aspoi) e della sezione Calabria della Società italiana di pediatria (Sip). “Anche se domani aprissimo le scuole di specializzazione a tutti i laureati, ci vorrebbero comunque 5 anni per formarli. Bisogna trovare soluzioni che consentano di poter assumere prima i medici in ospedale. Insieme al sindacato dei medici Cimo- fa sapere Minasi- avevamo lanciato la proposta di creare gli ospedali di insegnamento/formazione sul modello tedesco, dove i neolaureati vengono subito assunti come ‘medici dipendenti’ per seguire poi un percorso specialistico. Tutte le esperienze indispensabili per la formazione vengono poi annotate su un Log book e- spiega il presidente Aspoi- al termine del percorso il medico viene sottoposto a un esame di Stato. La nostra proposta manteneva inoltre anche la formazione all’università, ma ci dava modo di avere nuova forza lavoro a disposizione”, chiarisce.
IPOTESI CORSO TRIENNALE
Per colmare invece la carenza di pediatri sul territorio la Federazione Cipe-Sispe-Simpef punta sulla creazione di un “corso triennale per la specializzazione in pediatria di famiglia, ovvero per il pediatra generalista. Si potrebbero quindi scorporare i 5 anni- chiarisce Gullotta- di modo che i 2 anni supplementari di specializzazione possano essere seguiti da chi intende formarsi per lavorare in ambiente ospedaliero”.
SOLUZIONE TAMPONE, LE COOPERATIVE
La soluzione per entrambi gli specialisti è quella di integrare l’ospedale con il territorio.