Lo racconta all’agenzia Dire Ruben Razzante, giornalista e professore universitario, componente della task force anti fake news di Palazzo Chigi
ROMA – Un sito internet con “tutte le informazioni di pubblica utilità” sul covid, campagne di sensibilizzazione in tv, sui media, sui social. E corsi di formazione per i comunicatori pubblici. Sono gli strumenti che la task force governativa contro le fake news vuole mettere in campo per assicurare una corretta informazione sul coronavirus. Lo racconta all’agenzia Dire Ruben Razzante, giornalista e professore universitario, componente della task force anti fake news di Palazzo Chigi. Interpellato dall’agenzia Dire, Razzante spiega: “Siamo in una fase cruciale del lavoro della task force perché dopo due mesi di lavoro gratuito noi otto esperti e i rappresentanti delle tre istituzioni, il dipartimento dell’informazione editoria di Palazzo Chigi, il ministero della Salute e il dipartimento della Protezione civile abbiamo tutti insieme stilato un documento che da ieri è pubblico sul sito del dipartimento informazione editoria di Palazzo Chigi e riassume le iniziative che il governo intenda assumere per contrastare efficacemente la disinformazione sul covid”.
LE INIZIATIVE
“Si tratterà di campagne di sensibilizzazione ma soprattutto della creazione di un hub, cioè di un luogo nel web, una sorta di sito, che accentri tutte le informazioni di pubblica utilità e quindi tutte le informazioni utili al cittadino per comportarsi correttamente rispetto alle misure di distanziamento e contenimento. Una sorta di banca dati unificata che contenga anche tutte le faq, le domande più frequenti che ciascuno di noi si fa e alle quali spesso non sa come rispondere e che finiscono per trarre in inganno e suscitare inutili euforie o allarmismi”.
Non solo, prosegue Razzante: “Ci saranno campagne promozionali sui media, di sensibilizzazione e promozione di cultura della rete con degli spot che il governo preparerà e serviranno a far comprendere l’incidenza negativa delle fake news sulle scelte individuali. Produrremo dei video, anche molto piccoli, da mettere su YouTube e su altri canali social perché ci rendiamo conto che molti utenti del web non sono soliti seguire la televisione quindi resterebbero fuori dalla fruizione della campagna di sensibilizzazione televisiva.