ROMA – #JusticeForTshego, “giustizia per Tshego”: è questo l’hashtag che in Sudafrica sta scandendo una mobilitazione sui social media contro la violenza sulle donne a seguito dell’omicidio di una ragazza incinta avvenuto nel Paese. Il corpo di Tshegofatso Pule, che aveva 28 anni, è stato ritrovato ieri in un parco nei pressi di Johannesburg, la città più popolosa del Paese. La giovane, di cui si erano perse le tracce lo scorso giovedì, era all’ottavo mese di gravidanza.
“UNO DEI POSTI MENO SICURI DOVE ESSERE DONNA”
Il ricordo di Pule si è unito anche a quello di Naledi Phangindawo, un’altra ragazza, uccisa nel sud del Paese durante il fine-settimana. In molti hanno fatto ricorso ai social per commemorare le due donne ma anche per esprimere disappunto nei confronti del governo del presidente Cyril Ramaphosa. Diversi utenti di Twitter hanno invitato le autorità a cercare gli autori degli abusi con lo stesso zelo con il quale hanno fatto rispettare i divieti imposti per combattere il Covid-19.
In Sudafrica si registra uno dei tassi di femminicidi più alti al mondo, cinque volte superiore alla media internazionale. Lo stesso presidente Ramaphosa definì l’anno scorso il Sudafrica “uno dei posti meno sicuri al mondo dove essere donna”. La protesta sudafricana arriva giorni dopo una mobilitazione simile nata in Nigeria da seguito dell’omicidio di Vera Omozuwa, una studente di 23 anni. Anche in quel caso i social erano stati il principale veicolo delle rivendicazioni, accompagnate dall’hashtag “WeAreTired, “siamo stanche”.