Foto di persone scomparse, cartelli con nomi e cognomi: sotto il palazzo della Regione Emilia-Romagna un sit in per chiedere di individuare le responsabilità di una gestione “lontana dall’aver filato liscio”
Intanto, durante il presidio sono emerse le storie drammatiche dei familiari. Per quanto riguarda Bologna spicca il caso della struttura dell’Asp Città di Bologna in via Saliceto, che ha contato “47 anziani deceduti su 150” e per la quale è stato costituito un comitato. “Vogliamo che tutti gli organi politici e amministrativi si assumano le proprie responsabilità per come hanno gestito l’emergenza in questi due mesi- spiega Virna Brindisi, figlia di Giovanni, 88 anni morto di Covid, e rappresentante del comitato- mentre a febbraio si poteva arrivare impreparati perché era una novità, a fine aprile si sapeva ormai quasi già tutto e quindi bisognava avere i presidi, bisognava avere operatori formati e tutto il resto. Invece loro hanno continuato dicendo che era tutto sotto controllo, che la situazione era a posto. I numeri parlano: siamo arrivati a 47 anziani deceduti su 150”.
Tra questi c’era anche il padre di Virna, “che fino al 25 aprile stava bene perché nella struttura erano stati molto bravi, dopo un ricovero ospedaliero, a ridargli le sue capacità fisiche e mentali, e quindi lui stava veramente bene. Nel giro di 15 giorni se n’è andato in ospedale da solo senza nessun familiare, come tutti gli altri”. Ma le storie sono numerose: “Il 24 aprile mi è stato detto che mia mamma stava bene, il giorno dopo un infermiere mi ha chiamato perchè aveva qualche linea di febbre. Arrivata in ospedale, mi è stato detto che mia mamma arrivava con una grave crisi respiratoria in atto, e facendole una Tac hanno riscontrato tre-quattro focolai- racconta Giovanna Voccola, figlia di Maria Rosaria, 68 anni, morta di Covid- com’è possibile che sta bene il giorno prima e non vi accorgete che ha tre quattro focolai in atto? Il quadro globale che ne viene fuori sembra quello di persone messe in una camera e mai visitate,