AGI – “I modelli matematici non hanno fallito sul Covid. Basti pensare che già il 17 gennaio scorso il report dell’Imperial College avvertiva, sulla base di modelli matematici, che la situazione a Wuhan era preoccupante e che si stimava che i casi fossero già 1700 contro i 41 ufficiali”. L’unione matematica italiana non ha accetto le critiche sollevate nei giorni scorsi dall’epidemiologo Guido Silvestri della Emory School di Atlanta che qualche giorno fa in uno suo intervento aveva spiegato ampiamente che “questi modelli siano stati inadeguati a prevedere l’andamento reale dell’epidemia. Senza fare polemiche (perché ognuno fa del suo meglio), credo sia giusto verso i cittadini italiani – che per mesi hanno compiuto sacrifici durissimi – ammettere questo fatto e promettere che tali modelli non saranno più usati per prendere decisioni politiche (ad esempio per le scuole)”.
“Per sostenere la sua tesi – si legge in una nota della Unione Matematica Italiana – Silvestri si riferisce in particolare ad alcuni modelli matematici sugli effetti della fase 2, come presentati in un rapporto di valutazione dei rischi di diffusione epidemica fatto circolare sui giornali poco prima del 4 maggio” nel quale, disse Silvestri “si era paventato 151mila malati in terapia intensiva all’inizio di giugno. Invece sono 286. E dopo 20 giorni dalle aperture di maggio, non c’è alcun segno di un ritorno della pandemia”.
Gli effetti sulla fase 2
Riguardo a questa previsione, spiega UMI “si trat