ROMA – “Durante il mio periodo di isolamento, nonostante il timore forte per le mie condizioni di salute, il mio terrore psicologico piu’ grande e’ stato quello di poter contagiare mio figlio Jaya, affetto da distrofia e percio’ piu’ esposto al rischio”.
LA STORIA DI FABIOLA
Racconta cosi’ all’agenzia Dire la sua esperienza di ‘segregata in casa’ Fabiola Bertinotti, monzese, che- nel momento in cui in Lombardia inizia l’emergenza Covid-19- accusa i primi sintomi del virus e decide di isolarsi volontariamente in camera da letto per 40 giorni per proteggere il figlio e gli anziani genitori che vivono li’ vicino. Un figlio “amatissimo adottato a tre anni dal Nepal, che dopo un paio d’anni in Italia inizia a manifestare i sintomi di quella che poi si rivela una distrofia muscolare facio-scapolo-omerale (FSHD), che all’eta’ di 10 anni l’ha portato sulla sedia a rotelle”, spiega Fabiola, che ha sempre seguito da vicino la malattia del figlio tanto da prendere la certificazione Eurordis per la formazione di pazienti esperti sulle malattie rare e diventare Patience advocate, rappresentante italiana a livello nazionale sulla FSHD per la Uildm.
“Ho iniziato ad avere dei sintomi riconducibili al Coronavirus, all’inizio perdita dell’olfatto e del gusto, tosse secca e una leggere febbre- racconta la donna- ma soprattutto mi sentivo ‘rallentata’, e questa e’ la cosa che mi ha messo in allarme, essendo io una persona sempre piena di energia. Ho deciso quindi di chiudermi in camera, e vedere come progredivano i sintomi. Col tempo sono peggiorati, ho avuto 40 e mezzo di febbre per giorni e giorni, e sono stata seguita con attenzione prima dal mio medico di base e poi dall’Ats di Monza. A questo punto, in un regime di isolamento fiduciario, siamo stati aiutati gratuitamente con la spesa, i medicinali e tutto cio’ che poteva servire, dalla Protezione civile. La dottoressa dell’Ats mi chiamava ogni giorno per monitorare la situazione di tutta la mia famiglia, anche perche’ involontariamente ho trasmesso il virus anche a mio marito, per fortuna in forma lieve.