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Rapporto Onu sulla Siria: “Decine di migliaia di desaparecidos”

ROMA – A dieci anni dall’inizio del conflitto, la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria ha denunciato che “decine di migliaia di civili detenuti arbitrariamente risultano ancora scomparsi, mentre a migliaia sono stati sottoposti a tortura e violenza sessuale o sono morti in carcere”. Il report, pubblicato in settimana, è sostenuto da 2.650 interviste. I suoi autori hanno condotto indagini in oltre un centinaio di centri di detenzione siriani.

A pochi giorni dal 15 marzo, giorno che segnerà i dieci anni dall’inizio della guerra in cui hanno perso la vita almeno 350.000 persone, il presidente della Commissione, Paulo Pinheiro, ha riferito che “la detenzione arbitraria da parte delle forze governative di oppositori politici, giornalisti, attivisti per i diritti umani e manifestanti è stata sia una causa che un fattore scatenante del conflitto”.

Pinheiro non ha puntato il dito solo contro il governo del presidente Bashar Al-Assad ma anche sui tanti “gruppi armati e organizzazioni terroristiche”, tra cui lo Stato islamico (Isis), responsabili di “privare le persone della libertà, commettendo atroci violazioni contro di loro” anche per via dell’appartenenza comunitaria o religiosa. Nel documento si denunciano infine violenze sessuali compiute su bambini e bambine a partire dagli 11 anni.

La denuncia delle Nazioni Unite è giunta a pochi giorni dalla prima condanna al carcere di un ex funzionario dei servizi di sicurezza del governo di Assad, ritenuto colpevole da un tribunale tedesco perché ha contribuito all’incarcerazione e poi alla tortura di decine di manifestanti arrestati durante la sollevazione popolare pacifica del 2011 che degenerò prima in guerra civile e poi in un conflitto a cui hanno partecipato anche eserciti stranieri.

Anwar Al-Bunni, avvocato di origine siriana residente in Germania, tra i legali che hanno preso parte al processo, all’agenzia Dire dichiara: “La condanna contro l’ex ufficiale Eyad Al-Gharib è diretta all’intero regime siriano, il vero ideatore e mandante di questo ‘sistema genocidario’. Il giudice nella sentenza è stato chiaro su questo punto”.

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