Nessuno prende in carico gli addetti al cimitero, “nemmeno il Comune”

Otto lavoratori storici del cimitero di Carpi sono fermi da mesi in un ‘limbo’ da quando, a novembre, c’è stato il cambio di concessione da Cfp a cooperativa sociale

MODENA – Il Comune si è scordato di inserirli nella clausola sociale, che di solito serve proprio a garantire i lavoratori tra un cambio di appalto e l’altro. La cooperativa sociale che è subentrata, però, si chiama fuori e si rifiuta di prenderli in carico. Quella che è uscita, invece, non si è preoccupata di reinserire nessuno. Il risultato è quello di uno stallo totale con le persone interessate che rimangono in un ‘limbo’, fino alla prossima chiamata. Succede a Carpi, nel modenese, dove otto lavoratori ‘storici’ del cimitero non riescono, da mesi, ad uscire dall’incubo di rimanere senza posto. A distanza di quattro mesi, per la precisione, “sono ancora in attesa di risposte i lavoratori e le lavoratrici che si occupano dei servizi funerari e di pulizie del cimitero di Carpi, poiché dal 9 novembre 2020 con il cambio di concessione da Cfp a cooperativa sociale Barbara B non sono passati alla nuova concessionaria“, certificano in una nota congiunta i sindacalisti che stanno seguendo la vertenza in ballo, complicata ma più che altro beffarda.

Spiegano Vincenza Corcione della Filcams-Cgil e Pascale Milone della Fisascat-Cisl Emilia Centrale: “Si tratta di otto tra lavoratori e lavoratrici che, seppur impiegati nell’appalto dei servizi cimiteriali del Comune di Carpi da moltissimi anni, inspiegabilmente, non sono stati inseriti nella clausola sociale del bando di concessione di tali servizi. In un assurdo rimpallo di responsabilità tra l’amministrazione del Comune di Carpi, colpevole di essersi ‘dimenticata’ di inserirli nella clausola sociale e l’azienda subentrante nella concessione, la cooperativa sociale Barbara B, la quale rifiuta di prendersi in carico i lavoratori che pure avevano diritto al passaggio”, così come previsto dal contratto collettivo nazionale di riferimento.

E se la cooperativa sociale, per vari mesi, ha portato avanti il servizio a Carpi tramite “personale preso in prestito da altri territori”,

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