Dov’è la Regione Campania? Devo andare a fare bordello

NAPOLI – Venerdì esterno notte illuminato da fumogeni e dalla luce di cassonetti in fiamme. Intorno bottiglie di vetro lanciate in aria con forza ed indirizzate contro un non ben definito nemico, e catene e spranghe che rompono fioriere ed altro arredo urbano. L’aria acre e fetida per la diossina e l’odore che segue l’esplosione delle bombe carta. Sirene e botti, clacson di motorini e canti da stadio stonati: “libertà, libertà”; “la gente come noi non molla mai”; “De Luca pezzo di merda”. Va in scena la guerriglia urbana a Napoli.
Questa la tragedia che ieri ha usato il capoluogo campano come suo palcoscenico. Una tragedia non nuova alla città di Pulcinella e Masaniello, Totò e Peppino, Eduardo e Troisi che già altre volte è stata ambientazione di disordini ammantati da moti rivoluzionari per ottenere di più, di meglio. Ma dietro l’apparenza dell’agire per esasperazione e lecita rivendicazione di riscatto il vuoto, l’acriticità, il facile ricorso alla retorica dei pari diritti per tutti. Personaggi ed interpreti della tragedia ultrà, anche indiscutibilmente adulti e consumati da interpretazioni di questo tipo, vedi il loro insinuarsi all’interno presidi civici a tutela di quartieri e territori; e ragazzi, anche evidentemente molto giovani, che lungo il percorso del corteo, partito dal ventre di Napoli, da largo San Giovanni Maggiore Pignatelli, ed arrivato a via Santa Lucia intercettando il lungomare, più volte si sono chiesti: “Arò amma ij, uagliú?”. “Dove dobbiamo andare, ragazzi?”: una domanda questa che denuncia e tradisce l’incoscienza e l’inconsapevolezza di chi ieri si è prestato a fare bordello muovendosi per una città, la propria, di cui non conosce l’indirizzo delle sedi istituzionali. Comparse, travolte e silenziate dalla forza dell’aggressione che ha animato la fiumana umana, qualche esercente e qualche rappresentante di comitati civici attivi nel centro storico del capoluogo. Poi le forze dell’ordine, poliziotti e carabinieri in assetto anti sommossa, che la sommossa l’hanno scansata rispettando l’ordine di evitare ogni ulteriore disordine.

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