ROMA – Oltre 6,56 milioni di tonnellate di carta da macero (Materia Prima Secondaria) prodotta in Italia in uscita da 600 impianti di recupero e riciclo distribuiti capillarmente sul territorio, l’effetto del lockdown per l’emergenza CoVid-19, riduce la raccolta differenziata di carta e cartone con un calo stimato per il 2020 pari al 3,2%, a cui e’ pero’ corrisposto un incremento dei prezzi che erano drasticamente calati dal 2018 fino al primo trimestre 2020. Tiene l’export malgrado la chiusura del mercato cinese. Sono i numeri del Rapporto Unirima 2020 sull’Economia Circolare, realizzato da Althesys e presentato oggi a Roma dal direttore Generale dell’Unione nazionale imprese recupero Francesco Sicilia.
“Il contesto del settore della raccolta, recupero, riciclo e commercio della carta, perno storico dell’industria green italiana e’ segnato anche dagli effetti della grave crisi economica causata dalla pandemia. L’importanza primaria di tale fondamentale comparto industriale italiano nello sviluppo dell’economia circolare richiede che siano trovate soluzioni volte in particolare a supportare l’export per assorbire il surplus strutturale di produzione di carta da macero”, spiega il presidente di Unirima, Giulio Tarallo, nel presentare il rapporto. La produzione di materia prima secondaria “deve avere un ruolo di primo piano in una ripresa economica che voglia far il piu’ possibile leva sulla sostenibilita’ e la green economy- prosegue Tarallo- La recente firma del decreto End of Waste, che disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto, e il recepimento del cosiddetto Pacchetto Economia Circolare con cui il Governo ha chiarito che la nuova definizione di rifiuti e’ tale ai soli fini del calcolo degli obiettivi di riciclo e non per affidarne la privativa ai comuni, rappresentano due importanti strumenti in questa direzione”.
“Bisogna dare ora concretezza all’indirizzo generale del governo di incentrare il Recovery Plan sulla sostenibilita’ e sulla green economy con misure volte a rimuovere alcuni punti di debolezza storici del nostro Paese, che da anni frenano lo sviluppo, facendo perno sulla semplificazione, normativa e fiscale, e sugli investimenti in innovazione tecnologica”, continua il presidente di Unirima,