Sud Sudan, Shearer (Onu): “Accordo di pace fermo, rilanciamolo ora”

ROMA – Il processo di pace in Sud Sudan sarebbe “bloccato” a causa dell’impossibilità di realizzare uno dei principali punti dell’accordo del 2018, ossia integrare i gruppi ribelli nell’esercito regolare. A dare l’allarme è stato il rappresentante speciale della Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (Unmiss), David Shearer, nel corso di una conferenza stampa a Juba. Il funzionario ha spiegato che i combattenti non hanno potuto raggiungere i militari nei campi d’addestramento a causa delle scorte insufficienti di cibo e di una serie di problemi logistici. Secondo Shearer, “il processo di pace è bloccato, ad oggi su questo punto non è stato fatto neanche un passo avanti, ed è necessario agire con urgenza per rilanciarlo”.

Il rischio è che “i combattenti siano costretti a fare ritorno nei loro villaggi, delusi e frustrati” per il mancato rispetto degli impegni presi dal governo, secondo Shearer, e questo potrebbe generare “rabbia e quindi nuove violenze”. “Alcuni uomini a cui era stato promesso di potersi unire ai reparti dell’esercito sono già andati via”, ha riferito il rappresentante speciale.

L’accordo di pace siglato nel 2018 punta a porre fine alla guerra civile che dal dicembre 2013 ha causato quasi 400.000 morti, secondo le stime dell’Onu. A dare inizio alle ostilità, una fazione anti-governativa guidata dall’allora vicepresidente Riek Machar, a cui si sono uniti disertori dell’esercito e ribelli. L’intesa del 2018 ha permesso di raggiungere una tregua non solo tra ribelli ed esercito ma anche con altre milizie autonome. Se l’unificazione dell’esercito non si concluderà in fretta, secondo Shearer, il rischio che l’accordo salti è concreto. Da tempo gli esperti avvertono che la mancanza di cibo e opportunità lavorative è tra le cause che in Sud Sudan spingono i giovani ad arruolarsi nei gruppi armati. Il conflitto ha generato alti livelli di povertà e nonostante l’intesa di pace la situazione negli ultimi mesi è persino peggiorata: in questi giorni il World Food Programme (Wfp) ha avvertito che 700.000 persone sono state colpite in varie zone del Paese a causa delle “peggiori alluvioni mai registrate negli ultimi 60 anni”.

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