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Guerra tra Armenia e Azerbaijan, Amnesty denuncia: “Bombe a grappolo sui civili”

ROMA – Nella regione contesa tra Azerbaigian e Armenia del Nagorno-Karabakh nei giorni scorsi i bombardamenti si sono fatti più violenti e hanno colpito un numero ancora indefinito di civili. Ora Amnesty International denuncia in un report l’utilizzo di bombe a grappolo da parte delle forze armate azere.

Analizzando le immagini dei bombardamenti nella capitale dell’autoproclamata Repubblica del Nagorno, Stepanakert, gli esperti di Amnesty hanno potuto confermare l’uso di bombe a grappolo di tipo M095 Dpicm, di fabbricazione israeliana. “L’uso di bombe a grappolo in qualsiasi circostanza è vietato dal diritto internazionale umanitario”, ha affermato Denis Krivosheev, capo ad interim di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale. Krivosheev ha sottolineato anche che il loro impiego per attaccare aree civili è particolarmente pericoloso e porterà sicuramente a ulteriori morti e feriti.

Le bombe a grappolo sono state bandite da una convenzione internazionale sottoscritta da più di cento Paesi, che tuttavia Israele, Azerbagian e Armenia si sono rifiutate di siglare. Per questo motivo Amnesty ha esortato almeno a Erevan e Baku di aderire e rispettare quanto prima tale convenzione. Intanto, il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha detto che il suo Paese non farà alcuna concessione finché non lo farà l’Azerbaigian.

Mentre sia Armenia che Azerbaigian continuano a ignorare le richieste di cessate il fuoco da parte della comunità internazionale, il bilancio delle vittime è salito a 280 dall’inizio dei combattimenti, domenica 27 settembre.

Il difensore dei diritti umani nella regione, Artak Beglaryan, ha recentemente dichiarato che metà della popolazione del Nagorno-Karabakh sarebbe stata sfollata, parlando di cifre – non ancora possibili da confermare – che si aggirano tra le 70.000 e le 75.000 persone.

Una nuova richiesta per un accordo tra le parti è stata ribadita questa mattina dal presidente russo, Vladimir Putin, mentre quello Iraniano, Hassan Rouhani, in un’intervista televisiva ha messo in guardia dal pericolo che questa guerra si trasformi in un conflitto regionale.

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