ROMA – “Scambiare buone prassi a livello europeo e raccogliere dati, anche se i contesti normativi, culturali e di welfare sono diversissimi e non si può puntare a un’omogeneizzazione, ma utilizzare questo scambio per indirizzare le politiche nazionali sotto la cornice della ‘Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità’, sottoscritta dall’Unione europea. Costruire politiche europee sul tema e lavorare sull’implementazione delle leggi”. È appassionata Elena Vivaldi, ricercatrice di Diritto costituzionale dell’Istituto Dirpolis della Scuola Superiore Sant’Anna, quando parla del suo lavoro e del prossimo incarico che la vedrà rappresentare l’Italia nel pool di esperti della Commissione Europea in tema di persone con disabilità.
Un riconoscimento che la ricercatrice, intervistata dall’agenzia Dire, ha definito “un fulmine a ciel sereno. Ho partecipato alla ‘call’ in pieno lockdown, mentre ero in smart working e a casa con le mie due figlie piccole. Non è stato semplice, ma è stato un periodo in cui ho lavorato moltissimo e sono riuscita a focalizzarmi su diversi progetti, tra cui questo. Attendiamo l’esito anche per un altro progetto europeo sull’inserimento e sull’inclusione delle persone con disturbi dello spettro autistico”.
Il lavoro di Elena Vivaldi è quello di “un esperto nazionale che deve fornire un supporto scientifico indipendente all’unità politica della Commissione europea, responsabile sulle questioni della disabilità, al fine- ha dichiarato- di integrare eguaglianza nei processi politici; raccogliere e valutare i dati scientifici riferiti alle legislazioni nazionali e metterli in collegamento con la Commissione, ma anche relazionare sulle criticità”.
E non si tira indietro la ricercatrice quando deve ricordare che “l’Italia, pur non messa malissimo, è indietro – ad esempio – sul diritto all’istruzione per le persone disabili, per mancanza di numero e qualificazione dei docenti di sostegno o per l’accessibilità delle scuole. Nel Programma nazionale di Riforma di luglio scorso il nostro Paese- ha ricordato- ha promesso che avrebbe investito. Dovremo vedere quanto si è fatto e quanto non è stato implementato. Possiamo fare di più“.
Ed eccoli i peccati capitali del nostro Paese: “Siamo un Paese a più velocità– ha dichiarato Vivaldi- con una frammentazione dei livelli di governo e con forti disparità regionali.