BOLOGNA – I big match sono Toscana e Marche: le cosiddette roccaforti rosse tremano, il centrodestra sogna il colpaccio mancato in Emilia-Romagna… Ma domenica e lunedì un altro voto va tenuto d’occhio. Pare che Luca Zaia vada ‘in carrozza’ verso la riconferma alla guida del Veneto. Nel 2010 fu presidente con il 61% dei voti, nel 2015 scese al 50% per la frattura con Tosi, quest’anno si discute di quanto aumenterà. Un sondaggio qualche tempo fa lo dava in ascesa fino al 70%… La domanda è: batterà il record di presidente eletto con la percentuale più alta d’Italia? E le tre (3!) liste della Lega (Lega, Zaia Presidente e Lista Veneta autonomia), conquisteranno 26 seggi e quindi la maggioranza assoluta, eguagliando la Dc del 1970, 1975 e 1980?
Lo Zaia-ter è interessante perchè se stravince ancora ha un peso politico speciale. Di lui si parla come possibile candidato premier della Lega e, anche se si schermisce, il suo successo ‘parla’ per lui: del volto di un Lega ‘istituzionale’ che fa man bassa di voti; di un super-Zaia che incarna, come Bonaccini in Emilia-Romagna, il modello di una regione (e qui anche di un certo tipo di nord) efficiente, che scalpita (e in questo ora ‘brilla’ più della Lombardia). E di un modo di fare politica con la forza di un rullo compressore, ma non alla Salvini, che fa breccia negli elettori perchè si fa sentire presente, si fa percepire ‘risolutore’, e diverso da una politica politicante. Se rivince ‘re’ Zaia ci sarà da riflettere, soprattutto per il Pd che con la questione nord si scorna da anni, su parecchie cose.