ROMA – Il 75-77% dei bambini che si rivolge al pediatra per enuresi ha problemi sia notturni che diurni. Solo il 23-25%, quindi, ha la cosiddetta enuresi mono-sintomatica, cioè non trattiene la pipì solo di notte. È il dato più rilevante emerso da una vasta ricerca italiana effettuata su un campione di oltre 130mila bambini, pazienti di 270 pediatri distribuiti su tutto il territorio nazionale. Lo studio, recentemente pubblicato sull’Italian journal of pediatrics, ha preso in considerazione in particolare la fascia di età 5-14 anni, per un totale di oltre 7.000 bambini e ragazzi.
Il focus sulla fascia di età 5-14 anni, spiega alla Dire Pietro Ferrara, professore di Pediatria dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e presidente della sezione Lazio della Società italiana di pediatria (Sip), è dovuto al fatto che normalmente l’enuresi compare col compimento dei 5 anni, “perché si prevede che entro quell’età l’emuntorio (apparato che sovrintende l’eliminazione degli scarti organici, ndr) renale sia efficiente. Fino a 5 anni non si parla di enuresi, ma dal compimento del quinto anno un bambino che bagna ancora il letto la notte viene considerato enuretico. L’età massima non esiste, però il 99% delle enuresi si risolve entro l’età puberale. Rimane quell’1% dell’età adolescenziale e adulta che di solito ha altre cause che vanno indagate”. In generale, sottolinea l’esperto, “soffre di enuresi il 12/15% di bambini nella fascia 5-8 anni, una percentuale che arriva anche al 20% in alcuni altri Paesi. Col progredire dell’età ne soffrono sempre meno bambini: l’8/10% tra gli 8 e i 10 anni fino all’1% dai 14 anni in poi”.
Dalla ricerca è emerso che l’enuresi è un disturbo multi-fattoriale e spesso sottostimato. “I pediatri- avverte Ferrara- devono indagare se questi bambini hanno disordini minzionali di notte, ma anche di giorno. Inoltre- continua lo studioso- bisogna capire quale sia la qualità del sonno di questi bambini, perché oltre il 75% del campione aveva disordini del sonno. Occorre anche approfondire le abitudini alimentari perché- spiega il presidente della Sip Lazio- sempre dall’indagine è emerso che il 90% dei bambini aveva dei comportamenti alimentari scorretti“.