ROMA – “Il coraggio non mi manca. È la paura che mi frega”, diceva il grande Totò. E quando mancano poco più di due giorni alle elezioni regionali e al referendum sul taglio dei parlamentari, grande è il timore che corre sotto traccia. A partire da quanto potrebbe accadere al Governo.
Tutti, dal presidente del Consiglio fino all’ultimo dirigente dei partiti di maggioranza, spiegano che si tratta di una competizione a livello locale e che pure il referendum è materia parlamentare e non di Governo. A parole. Perché nelle sette regioni interessate – 6 a statuto ordinario (Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto) e una a statuto speciale (Valle d’Aosta)- saranno chiamati al voto oltre 18 milioni e mezzo di cittadini. Difficile dire che il risultato non avrà nessuna valenza nazionale e anche sulla tenuta del Governo.
Per M5S e Pd, anche se alleati nella sola Liguria, se la partita finirà almeno con la riconferma in Toscana, Campania e Puglia, allora ci sarà tempo per riorganizzarsi e innovare la squadra di Governo per la nuova fase politica. Tutti dicono di no, di non essere interessati, ma è chiaro che dovendo gestire le ingenti risorse che arriveranno dall’Europa l’interesse politico delle singole forze di Governo, anche in vista delle prossime politiche, difficilmente lascerà tutto il campo al premier. A quel punto, Conte dovrà ‘cedere’ parte della popolarità a chi lo sostiene con i rispettivi voti. In quel caso saranno Di Maio, forse di nuovo capo politico del Movimento, e Nicola Zingaretti, segretario del Pd prima forza della maggioranza.
Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, si sta giocando la partita della vita. Dopo la dura sconfitta in Emilia-Romagna oggi si gioca il tutto per tutto in Toscana, l’unica regione dove è riuscito a piazzare la Lega. La battaglia sarà decisiva e sarà giocata fino all’ultimo minuto. Il tam tam vede i due concorrenti vicini e sentendo gli esperti la partita si giocherà sul filo della ‘pancia’, il voto deciso all’ultimo momento.