ROMA – “Si discute molto in questi giorni delle semplificazioni proposte dal Governo in merito alla riforma fiscale, rivolta alle Partite IVA, che prevede la liquidazione automatica dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in virtù dei dati acquisiti dall’Amministrazione finanziaria tramite la fatturazione elettronica ed i pagamenti elettronici effettuati con pos. Si pensa dunque di prevedere un versamento periodico dell’imposta, mensile o trimestrale, scaturito dal calcolo automatico effettuato dalla stessa Agenzia delle entrate sulla base dei dati raccolti con l’impiego della fatturazione elettronica ed i pagamenti elettronici. Si ritiene che in tal modo non sia necessario aggravare i contribuenti e i commercialisti di ulteriori adempimenti fiscali. Questa è la proposta spacciata per semplificazione, che non tiene conto di aspetti che chi l’ha promossa dovrebbe conoscere”. E’ la riflessione sulla riforma fiscale delle Partite Iva di Cristiana Rossi, contabile e amministratrice giudiziaria che pone un interrogativo: “Se sia reale semplificazione o colpo di grazia” ricordando la differenza tra le imposte e il calcolo che le determina. “Emerge- scrive Rossi- non soltanto l’intenzione di fare cassa in anticipo, ma di trattare l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) al pari di una indiretta come lo è di fatto l’IVA, utilizzandone le stesse modalità di versamento. E’ necessario ricordare che l’IVA (imposta sul valore aggiunto) è un’imposta indiretta – grava dunque i consumi, gli scambi i trasferimenti – definita neutra che colpisce il consumatore finale, e pertanto nei confronti del contribuente impresa o partita IVA che sia, realizza la sua neutralità attraverso il meccanismo di determinazione dell’imposta a debito definito ‘detrazione di imposta da imposta’ e cioè l’imposta a credito che si genera dagli acquisti viene detratta dall’imposta a debito generata dalle vendite applicando le aliquote stabilite. Non ci sono altre voci che concorrono o influenzano la quantificazione dell’imposta da versare all’Erario, se non un eventuale credito. Si tratta dunque di una comune sottrazione. L’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), invece, è un’imposta diretta – che colpisce il reddito prodotto e il patrimonio – e che viene calcolata mediante l’applicazione di aliquote progressive per scaglioni di reddito.