Minori, le associazioni: “Valutare l’operato dei tribunali secondo la convenzione di Istanbul”

ROMA – Sulle storie di due mamme coraggio, di Cuneo e di Torino, di cui ha scritto l’agenzia Dire con la redazione Donne, diverse associazioni – Udi Napoli, Comitato Madri Unite contro la violenza istituzionale, Arci Donna Napoli, Donne insieme, Protocollo Napoli, Salute donna e Sud est donne – hanno sottoscritto e presentato un esposto, in modo particolare per quanto riguarda le questioni dell’affidamento dei figli, tolti a queste mamme vittime di violenza. Hanno scritto al presidente del Tribunale per i minorenni di Torino, al Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Torino, al Presidente del Tribunale civile di Torino e infine al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e al Csm.

“Le due mamme- spiegano le associazioni in una sintesi della documentazione presentata- hanno in atto procedure penali con due rinvii a giudizio a carico dei coniugi/partner maltrattanti. A seguito o contestualmente alle denunce delle due donne per i reati indicati, si sono avviate le procedure presso il tribunale civile per l’affido dei minori. In ambedue i casi non si è dato alcun rilievo agli articoli della Convenzione di Istanbul che pongono dei limiti nella definizione dell’affido condiviso, privilegiando la messa in sicurezza di madri e minori (artt. 26 e 31 della CdI). Nonostante la Convenzione di Istanbul sia stata ratificata dall’Italia con la legge n. 77 del 2013 e nonostante più sentenze di cassazione (34091/19 e 47572/19) e precedentemente la sentenza di cassazione a sezioni unite (Cass., Sez. Unite, n. 10959 del 29/01/2016,) abbiano tutte sottolineato la necessità di privilegiare la difesa delle vittime di violenza”.

LA DENUNCIA DELLE ASSOCIAZIONI

E’ questo il dato che le associazioni mettono in evidenza e denunciano: “In contrasto con i dettami della Convenzione di Istanbul, i procedimenti civili hanno messo in campo indagini ex novo sulla competenza genitoriale, attraverso CTU inesperte del campo, che hanno interpretato la violenza (diversamente da quanto indicato dalla Convenzione) alla pari di una ‘conflittualità di coppia’, con maggiore attribuzione di colpa alla donna (la presunta vittima) in quanto in posizione difensiva verso il compagno padre dei figli e presunto autore di reati.

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