ROMA – “In Venezuela, il malcontento sociale ha aumentato le violazioni dei diritti umani da parte del regime. La fame, la mancanza di acqua, medicinali, corrente elettrica e carburante, così come le accuse di corruzione contro i funzionari pubblici stanno alimentando il dissenso. E le autorità, nel tentativo di controllare queste proteste, non si fanno scrupoli ad usare l’arma della repressione: arresti arbitrari, torture in carcere, e addirittura uccisioni“. Questa la denuncia che l’avvocata Tamara Sujù affida all’agenzia Dire.
Sujù è stata a Roma, ospite di un incontro alla Camera dei deputati promosso la settimana scorsa dal deputato di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro delle Vedove dal titolo ‘Aggiornamenti sulla repressione sistematica, torture e sparizioni forzate in Venezuela’. A partire dal 2002, l’avvocata esperta in diritti umani ha iniziato a raccogliere dossier di torture in carcere che poi ha presentato alla Corte Penale Internazionale, per crimini di lesa umanità eseguiti dalle autorità venezuelane, ottenendo l’8 febbraio del 2018 l’avvio da parte dei giudici dell’Aja dell’esame preliminare, in via di conclusione.
Dal 2013 ad oggi, poi, con l’inizio della crisi economica nel Paese latinoamericano, Sujù ha raccolto oltre 630 casi di torture individuali contro manifestanti, oppositori politici giornalisti, intellettuali “commessi soprattutto da membri dell’intelligence”. Di questi casi, “ne ho raccolto dodici solo nei primi quattro mesi del 2020”, denuncia ancora l’attivista, che per il suo impegno è stata accusata dal governo del presidente Nicolas Maduro di attentato alla stabilità dello Stato. Oggi la donna ha lasciato il Venezuela e risiede in Spagna, dove ha ottenuto la cittadinanza.
In carcere, chiarisce l’esperta, “subiscono maltrattementi, violenze psicologiche e torture sia i criminali comuni, ‘colpevoli’ di lamentarsi della scarsità di cibo o della mancanza di cure mediche, ma soprattutto i prigionieri di coscienza. I funzionari- continua l’avvocata- usano metodi crudeli per ottenete dichiarazioni, testimonianze, accuse contro altre persone, anche per ottenere false prove con cui accusare gli avversari politici”.
Ad addestrare gli ufficiali venezuelani a questi metodi repressivi, “le autorità di Cuba”, dice l’avvocata,