ROMA – Si chiama Bright Sky (in italiano ‘cielo luminoso’) la nuova app gratuita che offre un supporto concreto alle donne che vivono situazioni di abuso e violenza. L’applicazione è stata presentata oggi in anteprima dalla fondazione Vodafone in collaborazione con il Corriere della Sera nel corso dell’evento in diretta streaming sui canali del quotidiano ‘Una luce nel buio. Contro la violenza domestica e le molestie’.
Disponibile nei mercati di quattro Paesi in cui opera Vodafone, dove sono stati raggiunti i circa 50mila download, entro l’aprile del prossimo anno Bright Sky sarà lanciata in altri sette Stati. “L’applicazione è stata adattata al nostro mercato e vuole dare una risposta pragmatica alle donne– spiega la presidente della fondazione Vodafone Italia, Marinella Soldi, rispondendo alle domande della vicedirettrice del Corriere, Barbara Stefanelli, e della giornalista Giusi Fasano- L’abbiamo voluta lanciare facendo rete, creando un ecosistema”. “Medici, farmacisti” e, nel Regno Unito, “SSN e assistenti sociali”, sono tra i soggetti che “durante il periodo del Covid hanno mostrato grande attenzione nell’uso dell’app”, ricorda in un video Andrew Dunnett, direttore di SDGs, Sustainable Business & Foundations del gruppo Vodafone, che precisa come non sia possibile esportare la app da un Paese all’altro, perchè c’è bisogno di “una profonda comprensione di ciò che sta accadendo in questo ambito nelle diverse culture”.
Bright Sky può essere utilizzata “sia da chi pensa di subire violenza, sia da chi è a conoscenza che qualcuno la sta subendo– continua Soldi- Questo allarga il target dell’usabilità”. L’app è arricchita da una “mappatura di centri antiviolenza, risorse e aiuti, la più estesa che esista nel Paese”, che permette anche una loro “geolocalizzazione”.
“Vorrei congratularmi con Vodafone per questa iniziativa molto importante- dichiara Jill Morris, ambasciatrice britannica in Italia- Durante il mio periodo qui abbiamo lanciato una serie di iniziative focalizzate sulla parità di genere, anche sul tema della violenza. Ad esempio, abbiamo organizzato un workshop per studiare il doloroso percorso della vittima, coinvolgendo Polizia, magistrati, medici”.
Fare rete, dunque,