A parlare con l’agenzia Dire e’ Luisa Ardita, sorella di Eligia, che ricorda i comportamenti anomali di Christian Leonardi, l’assassino e il marito di sua sorella, uccisa all’ottavo mese di gravidanza
ROMA – “Era il giorno della tumulazione, l’ultimo in cui poteva vedere il volto di sua moglie e di sua figlia mai nata, ed era invece tutto preso dalle pratiche burocratiche, o ad andare in banca a dimezzare il mutuo con i 25mila euro che gli aveva ‘regalato’ suo fratello. Mia sorella Eligia era morta tra atroci sofferenze, e con lei sua figlia Giulia, che pesava gia’ quasi 3 kg nel suo pancione. Era perfetta e non ha mai visto la luce”. A parlare con l’agenzia Dire e’ Luisa Ardita, sorella di Eligia, che cosi’ ricorda quei comportamenti anomali di Christian Leonardi, l’assassino e il marito di sua sorella, che la Corte d’Assise d’appello di Catania ha condannato all’ergastolo il 13 luglio scorso, confermando la sentenza di primo grado, ‘il fine pena mai’, per aver ucciso la notte del 19 gennaio 2015 sua moglie di 35 anni dopo averla “soffocata, tappandole la bocca perche’ non urlasse e percuotendola“, uccidendo cosi’ anche sua figlia “pronta a nascere da un giorno all’altro”.
Come anomali erano “quei perizomi e completini intimi- ha raccontato ancora Luisa- che un mese dopo la morte di mia sorella vedevamo in casa. Una donna venne ricevuta da lui e dormi’ – come la stessa ha riportato in aula – nello stesso letto di mia sorella Eligia con lui. La Corte d’Appello di Catania come la Corte d’ Assise di Siracusa- ha detto Luisa- ha dato giustizia sia a Eligia che alla piccola Giulia. E’ chiaro che non c’e’ soddisfazione. Abbiamo vissuto cinque anni di calvario giudiziario e portiamo la croce e la disperazione della violenza subita da mia sorella e mia nipote. Sono i miei genitori condannati all’ergastolo del dolore e so che la loro liberazione sara’ chiudere gli occhi, solo allora non soffriranno piu’”.
Ma soprattutto Luisa non nasconde la paura,