Riparte la campagna ‘Banche Armate’, padre Ivardi: “Finitela di investire nella guerra”

Una campagna nata 20 anni fa ma, nota il missionario, ancora più urgente “in questo momento di allarme tragico per la nostra umanità”

ROMA – Costruire la pace e investire nella vita, sostenendo il sistema sanitario e scolastico e le persone vulnerabili. E smettere di alimentare le guerre, producendo armi e supportandone finanziariamente la compravendita. Questo, secondo padre Filippo Ivardi Ganapini, direttore del mensile dei comboniani Nigrizia, l’obiettivo del rilancio della campagna di pressione nei confronti delle “banche armate”.

Un impegno nato 20 anni fa ma, annota il missionario, ancora più urgente “in questo momento di allarme tragico per la nostra umanità caratterizzato dalla pandemia”.

Padre Ivardi, di ritorno in Italia dopo oltre dieci anni trascorsi in Ciad, parla con l’agenzia Dire nel giorno di una conferenza stampa che a Brescia, con il titolo ‘Cambiamo mira, investiamo nella pace’, ribadirà l’importanza dell’iniziativa. La giornata non è stata scelta a caso, nel trentesimo anniversario della promulgazione della Legge 185 del 9 luglio 1990 sul “controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”.

Secondo il direttore di Nigrizia, il provvedimento segnò “un passaggio importante” diventando “un fiore all’occhiello italiano di esempio per i movimenti europei”. Negli anni però, denuncia Ivardi, la volontà di “mandare in pensione” la legge da parte delle lobby militari ha finito per “indebolire” le norme.

Secondo padre Ivardi, d’altra parte, a perdere d’intensità è stata anche l’attenzione della società civile e dei movimenti ecclesiali, che non hanno più fatto sentire “il fiato sul collo alle banche”.

“Dalla crisi finanziaria del 2008 – spiega il missionario – la necessità di indagare sulle sorgenti e i percorsi del denaro è diminuita, complice l’aumentare delle necessità”.

Per il direttore di Nigrizia, sapere dove “finiscono i nostri soldi è un dovere morale, come cristiani”. “Siamo seguaci di Gesù di Nazareth – dice padre Ivardi – e non possiamo permetterci di sostenere guerre sanguinarie”.

Con la conferenza stampa a Brescia,

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