ROMA – Sit-in per denunciare le violenze di gruppi armati sono in corso da giorni di fronte a edifici governativi nella contea di Nertiti, nel Darfur centrale, in Sudan.
ANCHE I BAMBINI NEL SIT-IN CONTRO LA VIOLENZA
Tra la istanze dei manifestanti, tra i quali anche donne e bambini, la sostituzione del governatore militare dell’area con un civile.
La protesta è attiva anche sui social. Su Twitter sono condivisi quotidianamente foto e filmati dei sit-in. Abdelrahman Al Gasim, dirigente dell’Ordine degli avvocati del Darfur, ha elencato sul suo profilo le richieste da portare al primo ministro Abdalla Hamdok: tra queste il sequestro delle armi alle milizie, la messa in sicurezza della stagione dei raccolti e altre azioni che consentano di mettere fine a instabilità e conflitti.
Secondo l’Ordine, nella zona di Nertiti nelle ultime quattro settimane sono stati registrati almeno 48 episodi di violenza ai danni di civili.
SONO 350.000 I MORTI DAL 2003
A partire dal 2003, il Darfur è stato epicentro di un conflitto tra gruppi armati in rappresentanza delle comunità nere maggioritarie nell’area e formazioni legate alle élite arabe in posizioni di forza anche nel resto del Sudan. Tra le milizie sostenute dal governo di Khartoum dell’allora presidente Omar al-Bashir anche i Janjaweed, noti come “diavoli a cavallo”, accusati in passato di violenze e omicidi.
Stando ai dati delle Nazioni Unite, in incursioni, combattimenti e violenze dal 2003 a oggi hanno perso la vita almeno 350.000 persone. Il Sudan sta vivendo una fase di transizione avviata con le proteste popolari che hanno costretto alle dimissioni Al-Bashir lo scorso anno. Il Paese oggi è guidato da un Consiglio sovrano composto sia da civili che da militari.