Osama Al Jamal, vicepresidente della Societa’ italiana di pediatria (Sip) sezione Sardegna, nella diretta Dire Salute riflette sulla passata e futura gestione sarda della pediatria in tempi pandemici
ROMA – “È reale il rischio di nuovi focolai, basti vedere la cronaca dei giorni scorsi nella zona di Brindisi o in Veneto. Persiste il virus in diverse aree in Italia, dove l’incidenza dell’infezione e’ tuttora alta e preoccupante. Quindi c’e’ la possibilita’ che si riaccendano nuovi focolai in Sardegna, come in qualsiasi altra parte d’Italia”. Per la seconda ondata, dunque, “in un certo senso siamo pronti ma abbiamo molta paura. La preoccupazione del riaccendersi del virus e’ viva“. Parte da qui Osama Al Jamal, vicepresidente della Societa’ italiana di pediatria (Sip) sezione Sardegna, che nella diretta Dire Salute riflette sulla passata e futura gestione sarda della pediatria in tempi pandemici.
La maggiore preoccupazione che affligge la pediatria dell’intero Stivale, infatti, riguarda proprio l’evidenza che “i bambini non si ammalano solo di Covid, anzi- ricorda il vicepresidente- in autunno si attendono per l’appunto patologie classiche: influenze, parainfluenza e cosi’ via. E la prassi ci indica che il caso sospetto di Covid e’ quello che presenta febbre, rinite, tosse o difficolta’ respiratoria”. Sintomi che si presentano “in diversissime patologie infantili ad eziologia varia e che sono sovrapponibili a quelli del Covid”. Percio’, se “sappiamo tutto questo, dobbiamo essere messi nelle condizioni ottimali affinche’ si eviti che i bambini vadano al pronto soccorso. Se non si puo’ praticare un tampone faringeo perche’ la Regione non lo riconosce come strumento- ribadisce il vicepresidente Sip Sardegna- allora sara’ molto difficile. La Regione deve impegnarsi nel fornirci tutti gli strumenti che ci permettono di distinguere un’infezione dall’altra” nella prossima fase autunnale.
Al Jamal, in ogni caso, porta con se un messaggio ben chiaro: durante la fase piu’ critica della pandemia da Covid-19 “la pediatria del territorio ha gestito tutto”. Come pediatri di famiglia, difatti, “ci siamo organizzati per interagire sia con i reparti ospedalieri che con il pronto soccorso pediatrico,