Un Paese ferito, ma non abbattuto; un’economia in difficoltà, ma capace di reinventarsi; un popolo spaventato, eppure coeso e fiducioso. L’Italia che cerca – ancora a fatica – di uscire dalla pandemia e di tentare i primi passi in quella che tutti chiamano la ‘nuova normalità’ è un Paese che sorprende prima di tutto se stesso.
Durante la presentazione dei dati del Rapporto annuale dell’Istat vengono evidenziati gli elementi di criticità che il coronavirus ha accentuato, ma emerge con prepotenza un dato: l’esperienza vissuta non ha generato solo problemi lungi dall’essere risolti, ma ha lasciato un’eredità.
La riscoperta della famiglia
Gli italiani hanno avuto un’ottima capacità di reazione, si sono mostrati coesi e hanno recuperato alcuni valori, primo tra tutti quello della famiglia. L’economia ha subito un duro colpo, ma è stata anche capace di immaginare strategie con cui cercare di reagire, sia sul piano organizzativo che su quello tecnologico.
A metà 2020 il quadro economico e sociale italiano si presenta eccezionalmente complesso e incerto. Al rallentamento congiunturale del 2019 si è sovrapposto l’impatto della crisi sanitaria e, nel primo trimestre, il Pil ha segnato un crollo congiunturale del 5,3%; i segnali più recenti includono: inflazione negativa, calo degli occupati, marcata diminuzione della forza lavoro e caduta del tasso di attività, una prima risalita dei climi di fiducia. Le previsioni Istat stimano per il 2020 un forte calo dell’attività economica, solo in parte recuperato l’anno successivo.
La fragilità delle imprese
Nel 2019 è proseguito il riequilibrio dei saldi di finanza pubblic