AGI – Il nome ‘Fasciani’ a Ostia fa ancora paura, anche se le carte giudiziarie parlano di un clan ormai perdente, finito in ginocchio perché i suoi esponenti più rappresentativi sono in carcere da tempo con condanne pesanti da scontare per associazione di stampo mafioso. Un clan che, comunque, continua ad esercitare una sua influenza sul litorale romano se è vero che oggi i finanzieri del Comando provinciale hanno eseguito la confisca, disposta dalla corte di appello, di 6 imprese riconducibili alla famiglia (tra cui uno stabilimento balneare) per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro.
Il provvedimento di oggi non è altro che la conseguenza del sequestro di beni messo a segno sei anni fa quando la Guardia di Finanza arrestò 16 persone, tra cui il boss Carmine Fasciani, abruzzese di Capistrello, per intestazione fittizia di beni, aggravata dal metodo mafioso. Le indagini avevano consentito di accertare come il clan si fosse insinuato e radicato nell’economia legale attraverso la costituzione, per il tramite di prestanome, di aziende attive nei settori della ristorazione, della gestione di stabilimenti balneari e delle discoteche.
Un sistema architettato per preservare i patrimoni illecitam