ROMA – Nelle ultime settimane l’attenzione dei media sull’epidemia di coronavirus si e’ spostata dai numeri del contagio, sempre meno “sensazionali”, alle svariate dichiarazioni di esperti che disegnano scenari estremi, generando fazioni opposte. Per alcuni la pandemia e’ finita ed e’ tempo di tornare alla vita normale senza troppe preoccupazioni; altri invece, in linea con le raccomandazioni del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanita’, ritengono che non bisogna abbassare la guardia perche’ il virus continua a circolare, in particolare in alcune Regioni.
“In questa fase dell’epidemia- afferma il Presidente Nino Cartabellotta- ricercatori, medici e scienziati che comunicano al grande pubblico hanno enormi responsabilita’: ora che il pericolo non e’ piu’ tangibile e la grande paura via via svanisce, il rischio di disorientare i cittadini e’ molto elevato. In particolare, affermazioni sostenute da studi preliminari o esperienze individuali alimentano un senso di falsa sicurezza che facilita’ comportamenti irresponsabili”.
Occorre ricordare che la ricerca su COVID-19 e’ molto frammentata ed eterogenea: gli studi sono stati condotti in una situazione di emergenza; la disponibilita’ in poco tempo di moltissimi dati su scala mondiale ha fatto lievitare vertiginosamente il numero di pubblicazioni; la grande attenzione delle riviste scientifiche per il tema ha allentato il rigore dei criteri di valutazione, come dimostrano anche le clamorose ritrattazioni sulle riviste di grande prestigio: The Lancet, New England Journal of Medicine, Annals of Internal Medicine.
“Questo scenario- spiega Cartabellotta- ostacola la produzione di revisioni sistematiche, sintesi affidabili per informare pratica clinica e politiche sanitarie: ogni singolo studio, infatti, per quanto ineccepibile, rimane solo una tessera nel puzzle delle conoscenze”. Cosi’ in un comunicato la Fondazione Gimbe.