Nuovo arresto per l’ex patron di Blutec Roberto Ginatta

PALERMO – Nuovo arresto per Roberto Ginatta, 73enne ex presidente del Consiglio di amministrazione di Blutec Spa. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata firmata dal gip di Torino per le ipotesi di reato di riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta. Gli stessi reati sono contestati a Matteo Orlando Ginatta e Giovanna Desiderato, di 26 e 76 anni, finiti ai domiciliari. I provvedimenti, eseguiti dai finanzieri del Comando provinciale di Palermo con la collaborazione dei colleghi di Torino e Lecce, rappresentano il prosieguo dell’indagine della procura di Termini Imerese (Palermo) che il 12 marzo 2019 portò ai domiciliari Ginatta e l’amministratore delegato di Blutec, Cosimo Di Cursi, per malversazione a danno dello Stato: l’inchiesta riguardava i fondi ricevuti da Invitalia per rilanciare l’ex fabbrica Fiat di Termini Imerese.

Dopo alcuni giorni il Riesame annullò quelle misure cautelari e riconobbe l’incompetenza territoriale della procura di Termini Imerese in favore di quella torinese.

Oggi arriva un nuovo arresto e con lo stesso provvedimento il gip dispone il sequestro della holding ‘Mog Srl’, che nell’ultimo bilancio ha iscritto partecipazioni per oltre otto milioni di euro, di proprietà di Matteo Orlando Ginatta e formalmente amministrata da Desiderato, che controlla indirettamente la ‘Alcar Industrie srl’ con sedi a Lecce e Vaie (Torino). Sequestrate anche quote societarie e disponibilità finanziarie per circa quattro milioni di euro. La ‘Mog Srl’ è stata affidata a un amministratore giudiziario.

L’operazione di oggi è stata denominata ‘Dark Hole’. Nel 2019 finì sotto sequestro anche Blutec, oggi in amministrazione straordinaria, e i seguito analogo provvedimento fu adottato anche nei confronti della capogruppo ‘Metec Spa’. Ginatta, secondo gli inquirenti, avrebbe distratto 16,5 milioni di euro di finanziamenti pubblici, erogati dalla Regione Siciliana tramite Invitalia, che era referente per il ministero dello Sviluppo economico, destinati alla riconversione e alla riqualificazione del polo industriale termitano. L’inchiesta prese le mosse dall’accordo di programma sottoscritto dall’azienda abruzzese con i ministeri dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle Politiche sociali, oltre che con la Regione Siciliana e il Comune di Termini Imerese,

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