Di Matteo :”Bonafede mi fece intendere dinieghi sulla mia nomina al Dap”

AGI – “Il ministro Bonafede, dicendomi che per l’incarico alla Direzione Affari penali non c’erano dinieghi o mancati gradimenti mi fece intendere che per la soluzione di capo del Dap aveva ricevuto prospettazioni di diniego o di mancato gradimento. A cosa si riferisse non è compito mio, lo potrebbe dire solo il ministro”. È il punto cruciale della lunga audizione di Nino Di Matteo, ex pm del processo trattativa e oggi togato al Csm, che davanti alla Commissione parlamentare Antimafia, è tornato a parlare della sua mancata nomina a capo del Dap nel giugno 2018, già al centro di un ‘botta e risposta’ in diretta tv con il Guardasigilli e delle mozioni di sfiducia – respinte dal Senato – che furono presentate dalla Lega e da Emma Bonino nei confronti del ministro. “Per me quindi il dietrofront del ministro avvenuto in meno di 24 ore – ha aggiunto – non era più una vicenda personale, ma una vicenda istituzionale”. 

Il magistrato ha ripercorso i fatti avvenuti nel giugno 2018, quando, il giorno 18, Bonafede lo contattò alle 13,30 per “dirmi – ha raccontato – che voleva farmi delle pro

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