ROMA – “Il 4 marzo abbiamo assunto quella che, a mio avviso, è stata la decisione più dolorosa: la sospensione delle attività scolastiche”. A dirlo il ministro della Salute, Roberto Speranza, riferendo oggi in Aula alla Camera sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione del virus Covid-19. “Le misure adottate sono state sempre accompagnate da scelte difficilissime– ha proseguito Speranza-. Queste, insieme ai sacrifici straordinari di milioni di italiane e di italiani, ci hanno permesso di piegare la curva del contagio. Non dobbiamo dimenticarlo mai. È con le misure che governo e Regioni hanno adottato che abbiamo salvato la vita a migliaia di persone, abbiamo alleggerito il peso insostenibile che arrivava sui nostri presidi sanitari e abbiamo sviluppato, giorno dopo giorno, le condizioni perché l’Italia potesse finalmente ripartire”.
Il ministro ha quindi ricordato che l’Italia è stato “il primo Paese occidentale ad essere colpito. Abbiamo dovuto agire senza avere un modello facilmente replicabile. Le nostre scelte, nelle settimane successive, sono state seguite da quelle di molti altri Paesi d’Europa e del mondo. Oggi possiamo dire che non vi era alternativa alla durezza delle misure adottate. I luoghi del mondo dove si è scelta una strategia più morbida, penso a chi ha provato a seguire la strada dell’immunità di gregge, stanno pagando un prezzo molto più salato- ha concluso- in termini di vite umane oltre che in termini economici”.
“AVANTI CON SCREENING E CONTACT TRACING, NEMICO NON VINTO”
“C’è una costante: aumentano i guariti, si riduce la curva del contagio, molte regioni sono a zero o prossime allo zero, diminuiscono i deceduti. L’indice Rt è in tutta Italia sotto la soglia di 1. Sono dati oggettivamente incoraggianti che però continuano a rappresentare solo una parte della realtà”, dice ancora Speranza alla Camera. “Le analisi rilevano con la stessa chiarezza due indicazioni ben precise che non possiamo e non dobbiamo sottovalutare- ha proseguito- La prima: l’epidemia non si è conclusa, non è finita: ci sono ancora focolai di trasmissione attivi.