Dopo la lettera alle istituzioni firmata dal presidente Siae, Giulio Rapetti Mogol, per chiedere alla politica di fare presto, oggi Siae ha chiamato a raccolta diversi nomi del mondo della musica, del cinema, del teatro e del giornalismo
ROMA – Una lotta impari, come quella tra Davide e Golia. “Chi vincera’? Io lo so”. È l’ottimismo di Albano Carrisi a dare forza alla battaglia che la Siae porta avanti per far approvare dal Governo la direttiva europea sul copyright, quella che farebbe tremare i giganti del web costringendoli a pagare le quote del diritto d’autore. Una battaglia che la Societa’ italiana degli autori ed editori ha vinto in Europa, ma che ora deve passare anche in Italia. Dopo la lettera alle istituzioni firmata dal presidente Siae, Giulio Repetti Mogol, per chiedere alla politica di fare presto e la campagna #404Copyright per sensibilizzare tutti, oggi Siae ha chiamato a raccolta diversi nomi del mondo della musica, del cinema, del teatro e del giornalismo. Con Albano Carrisi, che ha partecipato di persona alla conferenza stampa indetta a Roma insieme a Mogol, al direttore Gaetano Blandini, a Stefano Balducci e ad Andrea Purgatori, hanno preso parte in collegamento, tra gli altri, anche Carlo Verdone, Caterina Caselli, Gino Paoli, Roby Facchinetti e Tony Renis.
“E’ importante che la direttiva europea venga approvata dal Governo- ha detto Mogol- altrimenti i giganti del web continueranno a non pagare le tasse ne’ il diritto d’autore che non e’ una tassa, ma un compenso per 90mila creativi. Lo pagano tutti, persino le parrocchie, perche’ questi giganti che guadagnano miliardi non devono pagarlo? Sia da destra che da sinistra sono tutti d’accordo, perche’ sarebbe uno scandalo da ricordare per piu’ di 500 anni. Sono fiducioso, credo che si fara’”. Un “appello al Parlamento” che con Blandini arriva a “chi ama la cultura, perche’ gli artisti siano liberi” e perche’ “bisogna applicare la legge. Non chiediamo mostruosita’- ha aggiunto Al Bano- ma che chi usa il nostro lavoro paghi”.
E allora l’invito di Purgatori a “ragionare sul fatto che se non esistessero i contenuti,