Loretoni (Sant’Anna Di Pisa): “Il lockdown aggrava il gender gap delle ricercatrici”

ROMA –  In Italia gli stereotipi di genere ancora “guidano le scelte dei gruppi dirigenti”, fra cui impera la logica dell”old boys network‘ ed e’ radicata una cultura intrisa di un maschilismo “non ostile, diretto”, ma “benevolo, difficile da individuare, di protezione e di tutela delle donne, sempre intese come vittime”. Ne e’ convinta Anna Loretoni, ordinaria di Filosofia Politica e prima donna alla guida della classe di Scienze Sociali della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – di cui e’ diventata preside nel novembre 2019 – che, in un’intervista all’agenzia di stampa Dire, torna sulla discussa immagine dell’app Immuni e mette in guardia dai pericoli legati a quella che definisce una “resistenza al cambiamento, prevalentemente maschile”.

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“Quando ho visto quell’immagine sono veramente rimasta basita, incredula e mi sono chiesta: come e’ possibile che il Governo licenzi una cosa del genere?- racconta Loretoni- Poi ho ripensato alla ricerca Istat sugli stereotipi di genere e mi sono detta: ecco, rappresenta una parte, spero minoritaria, del nostro Paese“.

LA RICERCA DELL’ISTAT

Dall’indagine dell’istituto di statistica, pubblicata il 25 novembre scorso in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, emergeva che, secondo il 32,5% degli italiani, per l’uomo, piu’ che per la donna, e’ molto importante avere successo nel lavoro. Secondo il 31,5% poi, gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche, mentre il 27,9% e’ convinto che sia l’uomo a dover provvedere alle necessita’ economiche della famiglia. Non stupisce, quindi, che per il team di Immuni la scelta – rettificata dopo la levata di scudi di politiche, organizzazioni femministe e non solo – sia inizialmente caduta sull’immagine della donna che culla il bambino mentre l’uomo scrive al pc, a ricalcare “la rappresentazione delle professioni nei libri di testo delle elementari”, tanto piu’ inaccettabili perche’ “per cambiare questa mentalita’- sottolinea Loretoni- occorre proprio partire dai giovani e dai bambini”.

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