Numero chiuso e ticket, così la Sardegna protegge le sue spiagge

Sono passati 14 anni dalle prime restrizioni imposte da un sindaco sulle spiagge della Sardegna, ma ora la tendenza dell’estate 2020 è quella di imporre regole chiare. E no, non solo per il Covid-19, ma anche per preservare la bellezza di gioielli inestimabili sempre più presi d’assalto nei mesi estivi. Le circa 15 milioni di presenze turistiche dell’isola sono attratte prevalentemente dal mare e dalle coste incontaminate, così i Comuni hanno cominciato a imporre una stretta: numero chiuso, app per prenotare un posto al sole, spiagge plastic e smoke free, ticket d’accesso.

Il precedente

 ‘Pioniere’ delle regole in litorali da sempre accessibili in totale libertà ed esposti a eccessi e intemperanze d’ogni genere era stato nel 2006 l’allora sindaco di Cabras (Oristano), Efisio Trincas, all’epoca segretario del Psd’Az, partito guidato oggi dal presidente della Regione, Christian Solinas. Quell’estate il primo cittadino, senza lasciarsi scalfire dalle proteste, dispose ben 16 divieti sulla spiaggia di Is Arutas, nota per i granelli a forma di chicchi di riso e bersaglio di ripetute razzie: multe fino a 500 euro per chi fumava, sanzioni ai campeggiatori abusivi, ai ladri di sabbia, a chi lasciava sedie e ombrelloni sulla sabbia dopo il tramonto, a chi portava animali, buttava rifiuti, prelevava arbusti di macchia mediterranea e accendeva fuochi, multe persino a chi pascolava le greggi e anche a chi giocava infastidendo i bagnanti o produceva rumori molesti. Ora una più ampia sensibilità ambientale e l’incremento esponenziale delle presenze turistiche hanno costretto le amministrazioni locali a provvedimenti

 » Continua a leggere su AGI.IT…