Giordania, Martelloni (videomaker): “La comunità Lgbt vuole emergere”

ROMA – “In Giordania, omosessuali e transessuali sono giudicati anche solo per il modo in cui camminano. Ci sono ragazzi a cui il curriculum e’ stato stracciato durante i colloqui o a cui e’ stato negato l’affitto della casa. In questo contesto di isolamento e discriminazione pero’, qualcosa sta cambiando e internet gioca un ruolo fondamentale: permette alle persone di uscire dall’emarginazione, condividere storie e trovare soluzioni, e cosi’ sempre piu’ giovani hanno il coraggio di rivelare la propria identita’”. Martina Martelloni e’ una videomaker di 30 anni e per la ong Intersos ha realizzato “Al Ryinbu“, un documentario di 13 minuti che raccoglie le testimonianze di sei persone, per raccontare come vivono gli esponenti della comunita’ Lgbt (gay, lesbiche, bisessuali e transessuali) ad Amman, capitale della Giordania. 

“Al Ryinbu”, come spiega la regista all’agenzia Dire, vuol dire ‘arcobaleno’ in arabo, il simbolo intorno al quale la comunita’ si identifica, ma soprattutto “e’ il nome di un celebre locale di Amman, uno dei pochissimi in cui le persone possono esprimere liberamente la loro identita’”. Nonostante la legge che criminalizzava l’omosessualita’ in Giordania sia stata abolita nel 1951, “lo stigma contro queste persone continua ad essere forte in medio oriente, per ragioni tanto religiose quanto culturali, e la Giordania ne e’ un esempio”. Per questo per la reporter la difficolta’ principale nel raccogliere le testimonianze “e’ stata la necessita’ di salvaguardare l’identita’ dei ragazzi. Il rischio era esporli a violenze, o fargli perdere il lavoro”. I protagonisti quindi sono ripresi di spalle, mentre e’ stato impossibile girare immagini “per raccontare la loro quotidianita’”. Sullo sfondo, immagini di una Amman “moderna, che ai nostri occhi appare molto occidentale ma in cui omosessuali o transessuali, soprattutto se poveri, devono condurre delle vite nascoste. Ma tra loro- conclude la giornalista- la voglia di raccontare e’ fortissima”.

Per i diritti di queste persone interviene Intersos, ong che grazie al supporto dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) e del dipartimento per la Protezione Civile e gli Aiuti Umanitari dell’Unione Europea (Echo) da un anno e mezzo porta avanti un progetto contro la violenza di genere: “e’ un doppio intervento” spiega Giovanni Visone di Intersos.

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