ROMA – “Durante il lockdown come Camera di Commercio abbiamo fatto varie indagini per capire lo stato d’animo degli imprenditori. Ora ne abbiamo realizzata un’altra per chiedere a questi ultimi che Paese hanno trovato una volta rientrata l’emergenza”. Così all’agenzia Dire il presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, commentando la nuova indagine dell’Osservatorio permanente dell’Istituzione camerale, incentrata su tre fattori: il Paese, la città di Roma e le singole aziende.
Per quel che riguarda il primo punto, l’elemento di originalità, secondo Tagliavanti, “riguarda il fatto che per il 60% gli imprenditori sono preoccupati non tanto da un eventuale debito che può riguardarli direttamente, ma da quello dello Stato. Parliamo di lavoratori che sanno cosa è un bilancio e sono consapevoli che i soldi non si creano dal nulla. Lo Stato ha da una parte stanziato risorse, ma dall’altra non ha incassato. Gli imprenditori, inoltre, “prevedono un calo dei consumi nei mesi a venire ma sono anche soddisfatti perché questo ‘spostamento’ del lavoro sul digitale resterà anche in futuro”.
Per quanto riguarda il tessuto imprenditoriale di Roma, a essere maggiormente preoccupati sono i titolari degli esercizi commerciali: “Molti di loro- ha spiegato il presidente dell’ente camerale- si rammaricano per l’ulteriore perdita di clienti a favore delle grandi piattaforme dell’e-commerce e si chiedono se, finita l’emergenza, torneranno”.
Pessimismo anche per quel che riguarda i flussi turistici: secondo gli intervistati sono destinati a ridursi e non ci sarà un recupero immediato. Insomma, il quadro che emerge è quello “di una città che andrà a impoverirsi”. Infine, le aziende. Anche in questo caso le prospettive non sono rosee: “Qui gli aspetti negativi sono due: il primo riguarda l’aumento dei costi per le nuove misure da adottare, come la sanificazione degli ambienti. Il secondo, la riduzione della clientela come naturale conseguenza del distanziamento sociale”. Di fatto, ha concluso Tagliavanti, “ci troviamo di fronte a un riavvio lento del tessuto produttivo che porta a un eccesso di preoccupazione” per gli operatori del settore,