ROMA – “Se a livello internazionale cade la distinzione tra approcci evolutivi e comportamentali nei trattamenti proposti per i disturbi dello spettro autistico, in Italia non è ancora così”. Torna a parlare di autismo alla Dire Filippo Muratori, professore di Neuropsichiatria infantile presso l’Universita’ di Pisa e direttore dell’Unita’ Operativa di Psichiatria dello Sviluppo del Dipartimento di Neuroscienze dell’eta’ evolutiva dell’IRCCS Stella Maris.
“PENSARE ALL’AUTISMO COME SE SI DOVESSE CONTRUIRE UNA CASA”
E, in vista dell’aggiornamento delle linee guida dell’Istituto superiore di Sanità, il professore aggiunge: “Bisogna considerare che ogni trattamento può avere la sua specificità e che non esiste il trattamento unico per l’autismo. Molte sono le tecniche sviluppate e molti i modelli di trattamento”. Muratori propone, quindi, di pensare all’autismo come se si dovesse costruire una casa: “Se abbiamo bisogno di fare l’impianto idraulico chiamiamo l’idraulico – continua il neuropsichiatra – se abbiamo bisogno di fare l’impianto elettrico cerchiamo lo specialista di quel settore. Si dovrebbe fare la stessa cosa con i bambini con autismo – consiglia il medico – porsi degli obiettivi e usare le strategie adatte al tipo di problema messo a fuoco in quel momento, per rifuggire assolutamente da chi dice di aver trovato la via per il trattamento“.
“NON È VERO CHE NON HANNO VOGLIA DI COMUNICARE”
Autismo ed emozioni. Anche Muratori conferma che i bambini autistici siano spesso sopraffatti dalle emozioni, anzi spinge all’estremo questo discorso: “Non è vero che questi bambini non hanno voglia di relazionarsi o di comunicare – precisa l’esperto – loro hanno voglia di farlo, ma secondo delle modalità spesso per noi incomprensibili. È un discorso che fa poi parte di un’area di difficoltà che afferisce alla regolazione sensoriale ed emozionale che fa parte di molti bambini autistici”.
RICERCHE, DIAGNOSI E SURVEY EUROPEA COVID E FAMIGLIE
L’IRCSS Stella Maris porta avanti molte ricerche sull’autismo e una di queste riguarda le possibili terapie. “È un campo nuovo a cui tutti sono interessati, genitori per primi. Abbiamo trovato ampia disponibilità a dei protocolli di studio su farmaci o altre sostanze che possono andare a migliorare il disturbo,