ROMA – “Oggi il piazzale di fronte alla Casa Bianca e’ tornato a riempirsi; e neri e bianchi protestano insieme, perche’ ormai e’ chiaro che la retorica divisiva di Donald Trump sta contribuendo a un aumento degli incidenti razziali“. Padre Aniedi Okure, direttore di Africa Faith and Justice Network (Afjn), e’ “un vicino di casa” del presidente americano.
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Al telefono risponde da Washington, a pochi isolati da Pennsylvania Avenue e dalla Casa Bianca. Coordina una rete missionaria che lavora con il governo e il parlamento degli Stati Uniti, accreditata presso le Nazioni Unite e impegnata per la “giustizia sociale” e lo “sviluppo sostenibile”.
Origini nigeriane, padre Okure vive in America da oltre 30 anni. E la sua critica alle scelte di Trump non parte dalle cronache recenti. “Il sistema americano e’ basato sulla divisione razziale” dice il direttore di Afjn. “Penso alla schiavitu’, al movimento per i diritti civili, al fatto che i neri hanno costituito la maggioranza dei detenuti pur essendo minoranza nel Paese e alle discriminazioni che continuano ancora oggi, nel 2020”.
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L’uccisione di un afroamericano in strada, allora, non e’ una novita’. “Era accaduto due anni fa a New York ma questa volta, proprio mentre la polizia forniva la propria versione dei fatti, e’ spuntato un video a inchiodare i responsabili” sottolinea padre Okure. “E la cosa che piu’ ha fatto male e’ che quest’uomo, George Floyd, e’ morto per 20 dollari: era andato ad acquistare da mangiare per la sua famiglia“.
A far montare la protesta, dopo settimane di lockdown per il Covid-19, in un clima sociale gia’ teso e lacerato, i tanti precedenti di crimini non puniti. “I poliziotti colpevoli sono stati sempre assolti in un modo o nell’altro,